Claire Marks 1891

Chapter 4: Atile edizioni

 

Atile edizioni

 

   PREFAZIONE

   Il codice comunicativo con cui la neofita scrittrice Doriana Di Marco narra al lettore la storia di Claire è semplice, snello, e assolve alla funzione di rendere facilmente comprensibile la lettura a una vasta fascia di lettori, dal più giovane al meno giovane. “Claire Marks 1891” è un fantasy alla portata di tutti in cui magia e avventura si mescolano a emozioni e sentimenti profondi e nobili. Amore filiale, amore romantico, amicizia, fedeltà, rispetto, senso dell'onore emergono come valori incontrastati che si contrappongono alla sete di potere che genera guerre. L'autrice, attraverso la storia di Claire, esprime il suo pensiero contro i conflitti e i mali a esso connaturati, sui quali, al di del tempo in cui si protraggono le guerre, deve prevalere il bene e l'agire con rettitudine.

   Claire è una giovane dai sentimenti candidi qui la bellezza di questo fantasy che ha un potere magico speciale, del quale non si fa scudo per imporsi sugli altri ma per proteggere il genere umano e il fantasioso pianeta di Lubris.

   Se le guerre si potessero combattere con la fantasia, i nostri occhi non sarebbero più costretti a essere violentati dagli orrori peculiari della guerra e le persone che la subiscono fisicamente non sarebbero costrette a fuggire, rifugiarsi, combattere, subire violenze di qualsiasi genere, morire. Le guerre strappano le persone alle persone e Claire non può salvare il suo mentore: ha una missione da portare avanti. E lo fa senza lasciarsi contaminare dall'odio. “Claire Marks 1891” mi ha affascinato proprio perché non ha contenuti che istigano all'odio. La protagonista e i suoi amici agiscono senza odio, agiscono perché costretti a difendersi da attacchi da loro non causati.

   Da un mondo creato dalla fantasia di Doriana, metaforicamente interpretabile, ai fatti di un conflitto alle porte dell'Europa, ne consegue l'attualità del fantasy dal quale estrarre spunti per disquisire entro i confini di appianamenti pacifici da tavoli diplomatici. Non necessariamente una guerra si combatte con le armi. I conflitti si possono risolvere anche grazie a modalità operative non violente. In fondo, Claire ci insegna la pace. Non solo, la protagonista ci insegna anche la sofferenza prodotta da situazioni conflittuali. Ci insegna l'amore per l'altro. L'amore per Aram, l'amore per la famiglia, l'amore romantico. Buona lettura.

   Elena Midolo

   C orre l'anno 1870, la vita sembra trascorrere indisturbata tra le strade della città. Alle luci dell’alba si sentono il profumo del pane caldo, il rumore degli zoccoli dei cavalli sui ciottoli e pian piano si risveglia la città tra le urla di qualche mercante e dei bambini che giocano a rincorrersi. Questo è quello che, se chiudi gli occhi, senti se ti trovi a percorrere quelle vie o ti metti seduto sulle scale di qualche vecchia casa, magari in uno di quei vicoletti dai nomi altisonanti.

   Eppure un evento disturba questa quiete. Se ne parla già da tempo, le voci volano veloci come il vento ma nessuno riesce a determinare l'origine di tutto questo scompiglio. L'intero mondo lo sa, ma nessuno ne comprende il motivo. Si vocifera che: “i nati nell'anno 1891 verranno sottratti alle proprie famiglie” e laute ricompense incentiveranno le coppie a procreare con la rassicurazione che ai nascituri non verrà fatto alcun male. Si tratta del programma “S”.

   Non si può nascondere che molti erano felici di quanto stesse accadendo, soprattutto le allora diffuse famiglie più povere, a stento in grado di sfamare la propria prole; altri, invece, amareggiati perché ignari di cosa sarebbe accaduto alle piccole creature.

   Gli anni passano, ma queste voci continuano a girare di bocca in bocca, più il tempo passa e più è insistente il timore che tutto quanto vociferato stia per diventare realtà.

   A Minola la popolazione protesta, pretende chiarezza sul programma “S”… ma l’“S” lascia come risposta una scia di sangue... i promotori del programma sparano contro il proprio popolo.

   Da sempre, si sa, le dicerie col tempo si affievoliscono come quel vento primaverile che lentamente va a scemare, invece questa volta tutto ciò di cui si parlava e si parla sembra concretizzarsi sempre più.

   Giunge il tanto atteso gennaio dell'ormai famoso anno, ci sono molte donne in attesa, chi per offrire volontariamente il proprio contributo al “programma”, chi invece involontariamente; vi è un misto di emozioni

   e sensazioni che trapelano da ogni singola persona in ogni singola parte del mondo in quell'inverno freddo e tanto particolare. Si nota negli occhi della gente un porsi domande che non hanno risposte, forse gli interrogativi vanno oltre tutto ciò che si possa immaginare.

   A Tortoreti, un paesino collocato in una verde vallata, attira l'attenzione una donna molto giovane, è bellissima, i lunghi capelli lisci e neri le cadono sulle graziose spalle, ha all'incirca diciassette anni, ha in grembo la sua primogenita. Trascorre ore seduta su una grande sedia a dondolo accarezzandosi la pancia e parlando con la piccola nel suo grembo. Si sentono poche parole, affiorano fra le sue labbra parole di perdono, preghiere e lacrime accarezzano la sua anima e il suo viso. Il marito le è vicino, con gli occhi tristi e pieni di rabbia, le stringe le mani baciandole e portandole al petto.

   È l'ultima settimana di febbraio ed è una giornata di sole, la donna gli sorride dicendo che è quasi arrivato il momento di dare alla luce il frutto del loro amore. Dopo pochi giorni, la giovane è stesa sul letto, dolorante, la balia è accanto a lei: Il marito asciuga la fronte della sua amata, la rincuora e dopo ore di travaglio... ecco che l'anziana balia prende un telo:

   – Ci siamo quasi – esordisce.

   Un attimo di silenzio e poi un urlo, è così che, il tre marzo, la piccola Claire Marks è venuta al mondo.

   I mesi passano in fretta, è arrivata l'estate, la famiglia Marks si gode la piccola ma, qualunque piano si possa programmare, sarà inevitabile l’allontanamento forzato della loro dolce creatura. Si alternano momenti di gioia a momenti di disperazione, la piccola ha tutte le loro attenzioni, è una bambina meravigliosa, con grandi occhi color nocciola che, con la luce del sole, tendono a diventare verdi. Ha dei capelli morbidissimi, sottili e castani, e un nasino quasi invisibile come una fragolina su una torta. La sua risata argentina è contagiosa, il suo sorriso incanta e mette allegria in chiunque la guardi... Ma il programma “S” sta per attuare il suo piano.

   Arriva novembre, inizia il censimento, lunghe liste di nomi vengono raccolte. I bambini sono catalogati, i registri sono custoditi in una banca dati segreta.

   Agli inizi di dicembre il freddo la fa da padrona, per ogni paese girano carrozze imperiali, dove, all'interno di esse, vi sono due donne dall'aspetto rispettabilissimo che incutono timore. Iniziano a passare di casa in casa, dalle famiglie più povere a quelle più ricche, senza distinzioni di razza, sesso o religione. Alcune famiglie sono straziate dal dolore, altre donano il fagottino come se stessero facendo un dono a Dio e altre ancora cercano invano di nascondere il proprio “tesoro”. Per l’intero mese di dicembre del maledetto “1891” ogni famiglia e abitante del pianeta Terra si deve rassegnare a non riabbracciare più chi, anche per poco, ha allietato il proprio tetto. L'unico ricordo che rimarrà è quello delle immense carrozze che portano via i piccoli, lontano dal calore delle loro case e lontano dalle stradine vivaci e profumate di pane caldo, come in un incubo che non dimenticherai mai.

   Mesi dopo tutto sembra ormai dimenticato, non se ne parla più, non si pongono più domande, la vita va avanti, si soffre e piange in silenzio; le famiglie sperano di riuscire, un giorno, a riabbracciare il proprio bambino. Ma è da qui che parte l'avventura della nostra piccola Claire Marks.

   Passano gli anni e il pianeta Terra non ha più notizie dei bambini.

   Adesso la nostra storia si concentra sulla dolce Claire. Sottratta ai genitori il sette dicembre a Tortoreti, la piccola deve salire su una maestosa carrozza, con altri ventisei bambini. È proprio così che lascia il paese natio, tra le urla e la disperazione dell'amata famiglia.

   Tutte le carrozze provenienti dai paesi limitrofi percorrono le strade dissestate, fino a giungere alla stazione più vicina, Orlando, dove i bambini vengono trasferiti su un treno, sempre accompagnati dalle distinte signore. Il treno si ferma a una piattaforma, ed è qui che la piccola Claire viene portata su una grande e lunga navicella, color grigio metallizzato, contornata da luci. All’interno di questo “treno speciale” vi è un lusso indescrivibile, questo particolare mezzo di trasporto è chiamato Swallow. Dopo aver fatto salire tutti i bambini, la navicella parte alla velocità della luce, ed ecco: la vita di ogni singolo bambino viene catapultata in un mondo fuori dall’ordinario.

   Il viaggio sembra essere durato pochi secondi; all’arrivo della Swallow sul nuovo pianeta ci si rende conto che ormai il pianeta Terra è un luogo lontano. I bambini scendono dalla navicella, chi con i propri piedini, chi in braccio alle signore, devono alloggiare in maestosi istituti; è il Farandis quello in cui Claire deve risiedere.

   Sono passati sette anni, la piccola Claire sta crescendo nell’istituto, dove trascorre le sue giornate tra lo studio e i giochi insieme a centinaia di bambini. Il nuovo pianeta è Lubris, che ospita in tutto tre istituti: Farandis, Monos e Dunatos. Sul pianeta Lubris, oltre ai bambini del 1891, negli istituti, fortificati da gigantesche mura, risiedono professori e governanti, tutti provenienti dal pianeta Terra; fuori le mura fortificate vivono gli abitanti del luogo, i lubreni. Esseri mitologici, alcuni con sembianze metà uomini e metà animale, altri sono animali parlanti, altri giganteschi uomini dall’aspetto buffo, altri minuscoli uomini anch’essi dall’aspetto divertente, molti di loro hanno poteri magici.

   La piccola Claire frequenta il secondo anno del famigerato corso “kikos”. Le materie studiate sono: la lingua lubrena, arti magiche, interlocutio animalis. Frequenta anche i laboratori di potenziamento di scienza sperimentalistica.

   Claire è la più brava del suo corso soprattutto in arti magiche, fa apparire e scomparire oggetti di qualunque dimensione e questo, di solito, è in programma al quarto anno di corso. Inoltre, parla molte lingue lubrene.

   Gli insegnanti sono severi, pretendono ordine, disciplina e tanto studio, i giovani meno volenterosi sono puniti severamente.

   La piccola Claire ha legato tanto con una bambina di nome Jorget Brown, molto graziosa, lunghi capelli color mogano, grandissimi occhi verdi che incantano chiunque la guardi. Oltre alla dolce Jorget, vi è anche un ragazzino, Alex White, di un’intelligenza fuori dall’ordinario, un incredibile senso dell’umorismo ma spesso impacciato e timido. I tre amici sono bravissimi, superano con facilità tutte le verifiche e, con qualche marachella, riescono anche a creare parecchio scompiglio negli immensi corridoi del Farandis.

   Otto ore di lezione al giorno e, nel loro tempo libero, i bambini giocano in ampi saloni lussuosissimi o in un immenso spazio verde tra giardini e campi sportivi, così trascorrono spensierati qualche ora, dimenticando il duro impegno dello studio.

   Nell’altro famigerato istituto, il Dunatos, anche tre bambini, Angel, Loren e Anthony, affinano le loro conoscenze e capacità magiche ma sono nemici giurati dei nostri amici del Farandis e, proprio quando i bambini svolgono le loro attività ricreative all’esterno, iniziano a scontrarsi mettendo in pratica tutte le magie che hanno solo teoricamente appreso.

   I giorni trascorrono lieti a Lubris, Claire cresce, diventa sempre più bella, i capelli castani le cadono dolcemente sulla schiena, gli occhi le sorridono, è gioviale e altruista, pronta a difendere e difendersi di fronte alle ingiustizie.

   Ormai sono trascorsi dieci anni dal loro arrivo su Lubris e, per questa occasione, il programma “S” fa indossare ai ragazzi la loro prima divisa: una tuta aderente rossa per le ragazze, blu per i ragazzi, con la cintura color argento e un mantello, nero per il Farandis, verde per il Monos, bianco per il Dunatos. Inoltre, ogni ragazzino riceve un libro con dettagliate istruzioni per potenziare le proprie arti magiche.

   I giovani studiano e si impegnano, anche il tempo libero è dedicato alla magia.

   Claire si lega molto al suo insegnate di arti magiche, un uomo senza tempo che sembra dimostrare ottant’anni e solo le mura di quell’istituto conoscono la sua età. Lunghi baffi bianchi, mani sottili e dita lunghe e tremolanti, i capelli lunghi hanno il colore della neve, separati da una linea al centro e raccolti dietro le orecchie, occhi azzurro cielo vivaci, che incutono timore e riverenza, indossa sempre un abito blu e solo per le occasioni ne indossa uno nero. Il suo nome è Emilio. Claire, invece, non va molto d’accordo con la professoressa di Interlocutio Animalis, che tutti chiamano Cetta. Costei ha capelli biondi corti e pieni di boccoli cresposi, la faccia sempre corrucciata e uno sguardo perso nel nulla. Il mentore Emilio capisce, sin da subito, le potenzialità di Claire e, infatti, le insegna come gestire il suo libro e, ogni tanto, va anche oltre il programma scolastico.

   In un giorno caldo di primavera, Claire viene messa alla prova dal suo caro insegnante. Invitata a entrare in una stanza, fino ad allora proibita, perché lì vive un falco famelico e assetato di sangue che urla e sbatte le ali con forza sovrumana, la piccola Claire, tra timore e curiosità, accetta l'invito, che è una sorta di sfida, e sperimenta realmente come utilizzare le sue armi in un vero combattimento, quello contro un animale potente e non molto amichevole.

   Comincia a bisbigliare tra i denti qualche incantesimo, poi, nel momento in cui l'animale sta per scagliarsi contro di lei, riesce a pronunciare due fatidiche parole:

   « caute subsite » .

   Un silenzio assordante inonda la sala, l'animale si ferma improvvisamente di fronte a lei e, come se non sapesse usare più le ali, inizia a camminare a capo basso verso Claire fin quando arriva ai suoi piedi e soltanto allora innalza il capo, il loro sguardo si fonde e le uniche parole che si sentono sono:

   « ai suoi servizi padrona ».

   Questa voce rimbomba e il cuore della piccola sembra fermarsi per un istante, poi lei gli pone la mano sul capo.

   Il maestro capisce che ormai è giunto il momento di potenziare le arti di Claire e quindi s'impegna ad affinare i suoi incantesimi; Claire diventa, con il tempo, una ragazzina-prodigio, la sua prediletta, la sua pupilla. Molto più brava dei suoi compagni d’istituto, il suo dono sembra innato, la sua forza è palpabile.

   Una mattina di maggio Alex convince le due amiche a uscire fuori dall'istituto, a scoprire la città di Lubris e i suoi abitanti, città così tanto nominata e studiata ma a loro sconosciuta.

   Si incamminano verso le mura che circondano e delimitano gli istituti, scavalcano la recinzione e corrono fino a quando non riescono più a vedere nemmeno la torre più alta del Farandis; camminano per un paio di chilometri lasciando dietro tanti piccoli fili rossi legati agli alberi per tracciare il cammino e ritrovare la strada del ritorno.

   Il sentiero che percorrono è circondato da fitti boschi, scuri, cupi, per un certo verso direi anche spaventosi, però non avevano mai sentito tutto quel silenzio, sembra quasi che il bosco li stia guardando e accompagnando verso la loro destinazione.

   Gli alberi sono così stretti l'uno con l'altro che non fanno filtrare nemmeno il più piccolo raggio di sole, sembra notte.

   Divorati dalla fame e dalla stanchezza, scorgono una piccola casa:

   – Ci siamo! – Dice urlando il piccolo Alex.

   – Parla piano! – Sussurrano le amichette poggiando il dito sul nasino.

   È particolare, molto colorata, sembra fluttuare su una nuvola. Tra il timore e la curiosità, bussano alla porta e, dopo qualche istante, un essere, con la parte inferiore di cavallo e la parte superiore da anziano signore, apre loro la porta.

   – Chi siete? Cosa volete? – Esordisce quello strano essere innanzi a loro.

   Inizialmente vi è un attimo di freddezza negli occhi dei presenti, fin quando Claire rompe il ghiaccio creatosi e si presenta:

   – Siamo bambini del Farandis, abbiamo per la prima volta scavalcato le mura degli istituti – e spiega dolcemente il motivo della inattesa visita – siamo curiosi di scoprire cosa c’è oltre quegli alberi che si intravedono dai cancelli dall’istituto e che tanto ci fanno sognare.

   L’essere, con un sorriso sul volto, un po' timido si presenta:

   – Il mio nome è Tatau! – Esclama con voce serena.

   Fa accomodare i tre sprovveduti su sedioline in legno, fatte a mano da lui, sembrano su misura per i tre amici. All'interno di quella casetta vi è una porticina e, da lì, si vede entrare la moglie di Tatau, una cara signora di nome Iota, che subito prepara una tazza di karkadè, bevanda di colore rosso che delizia e disseta i tre giovani.

   – Come vi chiamate? Quanti anni avete? Quali posti avete già visitato oltre la mia casa? Cosa sapete del pianeta Lubris? – Tatau fa molte domande ma le risposte alla curiosità dei tre giovani non tardano ad arrivare.

   Tatau racconta che vive su quel pianeta ormai da circa milleduecento anni, lui è un vecchio centauro appartenente a un'antichissima famiglia di guerrieri.

   Le ore passano velocemente, i discorsi sembrano non terminare mai, i giovani dicono di conoscere poco quel mondo che li circonda, Tatau spiega cosa sa su di loro:

   – Ogni cinquecento anni gli istituti vengono riempiti di neonati, addestrati nelle arti magiche per poter vincere l’amuleto… – Si ferma colpito dalle facce fin troppo incuriosite dei tre, si rende conto che sono ignari dei tanti viaggi esplorativi iniziati molti secoli prima.

   – Continua! – Lo esorta Jorget, curiosa di saperne di più.

   – Dovrete combattere tra voi, l’istituto che vincerà l’amuleto sarà libero di consentire agli allievi di tornare sul proprio pianeta, gli altri ragazzini saranno smistati per l’universo su altri pianeti in fase di scoperta. La sfida parte quando tutti i bambini avranno compiuto quindici anni, nel frattempo ogni istituto addestra i propri ragazzi con le arti migliori. La prima sfida è del Farandis contro il Dunatos, l'istituto rivale è famoso per l'addestramento di chimere, aggressivi animali con grandi ali, testa di leone da cui sputano fuoco e code lunghissime di serpenti che mordono con veleni potentissimi.

   Le domande non tardano ad arrivare, i tre ragazzi, all'oscuro di tutto, chiedono:

   – Per cosa invece è famoso il Farandis? Qual è il pianeta a cui ti riferisci che definisci “nostro”? Perché noi non sappiamo nulla di tutto questo?

   I due centauri sorridono e la dolce Iota, accarezzando il viso di Jorget, esclama intuendo l’ingenuità dei bambini:

   – Lo scoprirete quando sarà il momento.

   A un certo punto il discorso termina. Dagli occhi dei nostri nuovi amici traspare un certo imbarazzo, come se non potessero più dire nulla, ma spiegano:

   – Ogni mistero può essere svelato da un unico animale capace di sostenere tutti i segreti di quel pianeta, il maestoso Aram, però è scomparso ormai da tantissimo tempo e nessuno ne sa più nulla.

   Il discorso termina. I tre, anche se incuriositi, capiscono. È ora di tornare al Farandis, è quasi il momento della cena e vi sono gli appelli per controllare se qualcuno è assente ai banchetti, ma, prima di andare via dalla casa dei due nuovi amici, Tatau mostra loro una stanzetta e dal muro stacca una grande mappa del paese, l'arrotola e la regala ai bambini.

   – Usate questa – dice il nuovo amico. – Il bosco è molto fitto, vi potreste perdere e sul vostro cammino potreste incappare in non pochi pericoli.

   I tre amici ringraziano e vanno via molto contenti da quell'incontro, soddisfatti delle informazioni ricevute e della cortesia dei due anziani centauri.

   Il cielo è ormai rosso, il sole sta mostrando i suoi ultimi raggi. I bambini, con lo zainetto in spalla, si dirigono velocemente verso l'istituto seguendo le tracce dei fili rossi, scavalcano la recinzione, ed eccoci qua di nuovo all'interno delle mura protette dell’istituto.

   Corrono in mensa, una gigantesca sala dalle mura dorate e con raffinatissimi affreschi rosso porpora, il pavimento in marmo; dei lampadari enormi in cristallo illuminano la grande tavolata dove i bambini vanno a sedersi. Il profumo che si sente camminando e percorrendo la sala è di buon cibo e di rose che sono poste al centro di ogni tavola. I tre nostri amici arrivano giusto in tempo: prima che il loro nome venga pronunciato all'appello.

   – Sbrigatevi, sedetevi qui! – Sussurra Jorget in maniera agitata agli amici, indicando loro i posti liberi vicino a lei e sbattendo piano la mano sulla panca.

   I giorni e le notti passano a Lubris, i tre amici proseguono le lezioni come se nulla fosse stato detto loro dal centauro, fin quando la piccola Claire, convinta nel voler sapere di più, decide insieme ai compagni di uscire nuovamente alla ricerca di risposte.

   È proprio grazie a questa curiosità, che contraddistingue i tre bambini, che Jorget tira fuori dallo zaino la mappa regalata dal centauro alla ricerca della verità.

   Questa volta, consapevoli del fatto che al di fuori del magnifico istituto possono esserci pericoli, scelgono dove andare e tracciano sulla mappa una linea che li porta dritti dritti in una dimora chiamata taverna di Aivlis.

   Preparati gli zainetti con provviste, con la scusa che le lezioni non hanno luogo a causa di una riunione degli insegnanti, i ragazzini corrono fuori alle prime ore dell'alba, scavalcano le recinzioni ed eccoli qua: alla ricerca di nuove avventure.

   Camminano per ore convinti di essersi ormai persi e dandosi la colpa l’un l’altro.

   – Ti avevo detto di girare a destra – urla Claire rivolta ad Alex. – Sei sempre il solito combina guai – sottolinea Jorget, sempre verso il povero amico.

   È proprio quando le liti si fanno più accese che scorgono in mezzo alla boscaglia, che fino a ora li ha accompagnati, la tanto ricercata taverna, una struttura molto piccola, tutta ricoperta di colori accesi e bellissimi in piccoli pezzi di mosaico, a forma di sfera, e una porticina bianca.

   I bambini si avvicinano, sempre con un po' di timore e timidezza, cercano di capire se vi è qualcuno al suo interno.

   – Guarda dalla finestra! – Sussurra Alex a Claire.

   – Bussa!– Le risponde sussurrando anch’ella e infastidita dagli innumerevoli litigi.

   Così, nel sentire voci estranee, esce dalla porticina una signora molto più bassa di loro, con capelli rossicci raccolti in un cappello a punta, gli occhi blu grandi e degli occhiali rotondi sul naso aquilino, si contraddistingue soprattutto per le incredibili orecchie a punta.

   Inizialmente ostile nei confronti dei ragazzi li caccia:

   – Andate via! – Li pungola, sbattendo una scopa a terra. – Non potete rimanere qui, siete troppo piccoli!

   Poco dopo, capendo le buone intenzioni dei tre, li invita ad accomodarsi in casa, offrendo loro un tè e cercando di capire il motivo della visita.

   – Cosa vi porta così lontano dalla vostra casa? Sicuramente sarete dei bambini coraggiosi – dice in modo simpatico la signora. Poi: – Mi presento, sono un elfo e mi chiamo Aivlis, voi come vi chiamate?

   La nostra amica risponde:

   – Io sono Claire, lui è Alex e lei è la mia migliore amica Jorget, siamo bambini del Farandis, abbiamo dieci anni e siamo alla ricerca di informazioni su un certo gioco e la vincita di un amuleto.

   La signora si alza dalla sedia verde, dove sedeva con le gambe incrociate, prende una grande scatola e mostra ai bambini dei disegni.

   – Sono molto accurati e definiti, mostrano cosa succederà da qui a cinque anni, quando il primo gioco avrà inizio.

   Le immagini sembrano cruente, sembra una vera e propria battaglia, la signora gira le pagine con un tantino di rabbia.

   – Cari, non posso dirvi nulla! – Sottolinea, non sembra molto contenta di accogliere gli abitanti degli istituti.

   Poi, con gentilezza, invita i ragazzini a tornare all'istituto, ma, mentre lo fa, si lascia sfuggire di aver perso il suo amato marito durante uno dei giochi:

   – Fate attenzione quando combatterete nei giochi, poveri innocenti possono farsi del male o perdere la vita, come il mio caro marito, uscito a raccogliere dei frutti per la bottega e riportato a me trasformato in tulipano colpito da uno stramaledettissimo incantesimo – dice, con gli occhi pieni di lacrime, la signora Elfo riferendosi proprio a quel tulipano che stava innaffiando con cura prima dell'arrivo dei tre giovani.

   Con la testa bassa, sentendosi un po' colpevoli di un qualcosa che non li aveva coinvolti personalmente, ma che, comunque, li aveva turbati nel profondo, vanno via e s'incamminano tristemente sulla via del ritorno.

   Convinti di percorrere la strada giusta, i bambini, ancora scossi, perdono il senso dell'orientamento. Intorno a loro solo il bosco, nessun punto di riferimento. Girano e rigirano la mappa, ma… nulla.

   – Dove siamo? – Chiede esausta Jorget, Claire risponde alzando le spalle e facendo capire all’amica di non averne la più pallida idea.

   Presi dal panico e con il cuore che batte forte, si danno coraggio e proseguono su un sentiero, ma di lì a poco li attende una sorpresa.

   A passo svelto, ma con le gambe ormai stanche, i bambini si trovano davanti a una casa, diversa rispetto a quelle che avevano incontrato fino ad allora.

   La prima cosa che salta all'occhio è un cancello enorme, è spalancato, un viale in pietra con un prato curatissimo ai lati, siepi tagliate alla perfezione con forme particolari, alla fine di questo si scorge una scalinata magnifica che porta i bambini davanti a un portone in pietra gigantesco, con dei disegni di animali feroci scolpiti; prima di bussare si affacciano da un gran finestrone dove, pur sbirciando con le manine appoggiate su, non si riesce a vedere al suo interno. Anche se dall'aspetto sinistro, i tre amici si avvicinano sempre di più, fin quando arrivano a pochi passi dal portone, che si spalanca. Trovatisi davanti all'ingresso, innanzi a immensi gradini rivestiti di moquette rossa, decidono di entrare.

   – Cosa stiamo facendo? – Chiede con voce tremula Alex, stringendo la mano di Jorget.

   – Non lo so, ma camminate! – Risponde Claire fingendo di non aver paura.

   Le gambe sono evidentemente tremolanti, ed ecco davanti a loro una bestia, un grande animale con corpo e naso da toro, testa da leone e corna giganti. Si fissano, immobili, la bestia non ha paura e li guarda come se stesse per mangiarli, i tre amici sono letteralmente paralizzati e non riescono a emettere nessuno stridulo, nemmeno un piccolo suono di voce.

   Il mostro inizia a muoversi verso di loro, solleva sul braccio destro Claire e sul sinistro Jorget. Ad Alex, a quel punto, non gli resta che seguire la bestia.

   Arrivano tutti in un salotto lussuoso, con un camino enorme, gli specchi coperti, ma ciò che più intimorisce è che lì dentro tutto sembra immenso, più grande, più spaventoso. La bestia pone le bimbe su una gigantesca poltrona e poi, inaspettatamente, aiuta Alex a sedersi accanto

   a loro. Si fissano per qualche minuto fin quando Claire, capendo che la bestia non ha intenzioni malvagie, chiede con molto imbarazzo e a voce bassa:

   – Puoi indicarci la strada per tornare al nostro istituto? Ci siamo persi!

   La bestia sorride, e chiede:

   – Perché tre piccoli esserini come voi girano indisturbati per il bosco oscuro, luogo per molti pericoloso e imprevedibile?

   Gli amici raccontano i loro incontri e le loro tante curiosità. A quel punto la bestia interrompe i fanciulli e spiega il motivo del suo essere così mostruoso:

   – In una delle ultime sfide tra gli istituti, durante un duello tra il Monos e il Dunatos, stavo tornando nella mia abitazione, quando un incantesimo, da leone maestoso che regnava sugli abitanti di Lubris, mi ha trasformato in un mostro, ed è da allora che non esco più dalla mia lussuosa dimora. Molti Lubreni si chiedono dove io sia finito, ma in realtà sono sempre rimasto qui.

   Claire, impietosita da quel terribile avvenimento, comprende che la bestia che ha di fronte è il misterioso e famoso Aram, di cui parlava il centauro. Dopo aver ascoltato anche l'elfo ed essendosi sentita investita da un profondo senso di giustizia, dice alla bestia di volerlo aiutare.

   Estrae dallo zainetto il suo libro di incantesimi, sfoglia per qualche minuto le pagine, ed ecco: l'incantesimo che salverà la vita e la reputazione del suo nuovo amico.

   – Sdraiati lungo il pavimento! – Lo esorta Claire.

   Egli così fa, lei s'inginocchia al suo fianco, su quel lussuoso pavimento in legno, mentre Alex mantiene sollevato il manuale in modo da leggere distintamente il suo “scioglincantesimo”. Mette le manine sulla criniera della bestia e, con tutta la sua forza, come se stesse spingendo un muro, dice: « Revenite in figura sublimis tua!!! »

   Ecco… un lampo, accompagnato da un tuono e da una luce abbagliante, fa ritornare la bestia nelle sue vere sembianze.

   Adesso i tre bambini si trovano di fronte a un animale elegante; il leone, incredulo, si specchia in un armadio dopo aver tolto quel drappo che lo copriva e, con un ruggito liberatorio, gira velocemente il capo verso Claire ed esclama gioioso:

   – Grazie, cara ragazza, grazie!

   Dal momento che è ormai tardi, Jorget esorta gli amici a rientrare di corsa.

   Il leone si offre di farli salire sulla sua immensa schiena per portarli dritti al Farandis, per evitare che i tre giovani trovino disavventure durante il tragitto di ritorno, ma prima di salutarli dona alla bambina una lunga treccia della sua criniera, affermando:

   – Saprai come utilizzarla!

   Jorget gliela lega al polso.

   I bambini, ormai all'interno dell'istituto, increduli e storditi dagli avvenimenti accaduti quel giorno, rientrano silenziosi nelle loro stanze.

   Da quell'incontro sono trascorsi diversi mesi e i bambini sono tentati di porre domande specifiche agli insegnanti, ma la paura di un rimprovero e di svelare di aver violato il regolamento del programma “S”, uscendo senza permesso, reprime la loro curiosità.

   Una notte d'inverno, una di quelle notti in cui la temperatura è talmente bassa che ogni cosa resta congelata e immobile come per incanto, le sirene dell'istituto suonano e svegliano tutti suscitando il timore di un imminente pericolo.

   Vengono tutti radunati all'interno dell'aula dove sono soliti tenersi i convegni più importanti. Lì, un signore molto distinto, con i capelli corti neri attaccati in testa, inizia il suo discorso, che cambierà in parte la vita dei piccoli giovani.

   – Ecco un dono per tutti voi! – Esclama. – Sì, proprio così, un dono.

   Viene portato al cospetto di questo signore un contenitore dorato in acciaio con dentro un liquido nero.

   Nella sala regna un silenzio assordante, fra i presenti aleggia un misto di sensazioni. La quiete si rompe con il signore che chiama la prima bambina dell'elenco:

   – Ade Abbione – urla.

   La bambina, imbarazzata dalla situazione, si alza in piedi e si dirige verso il pulpito con la testa chinata tra le spalle alzate. Viene posizionata dinnanzi al grande contenitore e le vengono immerse le mani nel liquido nero, successivamente Ade porge le mani al signore che sta alla sua destra. Le viene così messa in mano una sfera di cristallo che, al contatto con il liquido nero, s'illumina, qualche istante di attesa e... sulla sfera appare un simbolo… il simbolo è quello di un vortice… è il simbolo che appartiene ad Ade. Racchiude tutte le sue qualità, quelle che fino a quel momento l'hanno contraddistinta negli studi e per le peculiarità del suo carattere.

   Inizia a scorrere la lunga fila degli allievi, questo procedimento finirà quando tutte le sfere saranno consegnate a ogni bambino.

   Alcuni bambini sono delusi se il simbolo apparso sembra più una presa in giro che un dono, altri invece soddisfatti se rappresenta forza, coraggio e potenza.

   La nostra Claire attende che il suo nome sia pronunciato con il cuore che batte all'impazzata, stringe tra le mani il suo portafortuna, la treccia che mesi prima il leone le aveva donato, con gli occhi chiusi come se stesse recitando una preghiera e con le gambe che si muovono di continuo su e giù.

   Ecco che viene fatto il suo nome:

   – Claire Marks.

   La giovane si dirige, con passo lento su quel lungo tappeto rosso, verso il recipiente, e lì, sul pulpito, immerge le mani in quel liquido nero e poi prende la sfera. Qualche istante… e, all'interno di essa, si evidenzia uno

   dei simboli più ambiti e ricercati: una leonessa con le fauci spalancate come in un ruggito!

   Poche volte un bambino, nel corso dei millenni, in quella scuola ha avuto l'onore di poter ricevere tale dono. Tra l'incredulità dei presenti, il professor Emilio, guardando la professoressa Cetta, ha l’espressione di quello che vuol dire: “te l'avevo detto”. La dolce Claire stringe al petto la sfera, guarda con la coda dell’occhio il mentore e torna a sedersi.

   Sono ormai presenti i primi raggi di sole di un nuovo mattino e, appena tutte le sfere sono state consegnate, vi è un bisbiglio di sottofondo, che viene immediatamente interrotto dal signore con i capelli neri, che richiama di nuovo l’attenzione in sala.

   È il momento di svelare ai bambini il motivo di quel dono e da quel momento inizia, per ognuno di loro, la presa di coscienza del ruolo da assumere all'interno dell'istituto. Il signore inizia a dire, con voce seriosa:

   – L'abbinamento simbolo-bambino ha un significato specifico.

   I tre amici si guardano ammiccando, come a capire cosa stia per succedere, e proseguono con l'ascolto cercando così di avere le risposte alle tante domande che si sono posti in quei mesi. Il signore prosegue:

   – Come già risaputo, oltre al Farandis vi sono altri due istituti e tra loro vi saranno dei giochi importantissimi che definiranno le sorti di ogni fanciullo.

   I bambini hanno reazioni di stupore, di timore, alcuni sono molto spaventati, altri sembrano che non stessero aspettando altro. I tre amici, che già sapevano, attendono altre risposte, altri dettagli. Il signore fa calare di nuovo il silenzio, poi, con voce grave e severa, dice:

   – Dovranno passare cinque anni prima dei giochi, anni incentrati sulla preparazione e il duro addestramento. Il vostro potere risiede nella sfera e dovrete custodirla gelosamente per sei mesi, dopodiché da ogni sfera nascerà il frutto di quel potere rappresentato dal simbolo assegnato a ciascuno di voi, che vi legherà a esso per sempre.

   La piccola Claire rientra in camera rinvigorita, forte e sicura di sé, seguita da Jorget, che ha ricevuto una stella di neve, e da Alex, che ha invece una fiamma. I piccoli però sono combattuti, da un lato sono orgogliosi e soddisfatti, dall’altro realizzano che i racconti degli abitanti si stanno concretizzando. Impazienti nel voler iniziare la preparazione per i giochi e ansiosi soprattutto per la nascita del loro potere sferico.

   Qualche giorno più tardi, nei cortili in comune degli istituti, avviene un evento a dir poco spiacevole. Mentre le due amiche sono dirette verso l'aula per l'inizio delle prime lezioni, Angel, Loren e Anthony circondano le due bambine cercando in ogni modo di sottrarre loro le sfere, perché gelosi e non soddisfatti dei loro emblemi. Angel un coltello, Loren una nuvola che soffia, Anthony un paio di ali. Angel si scaglia contro Claire tirandole i capelli raccolti in una lunga treccia:

   – Dammi la tua maledettissima sfera! – Urla, continuando a tiare i capelli stretti nel suo pugno.

   Loren e Anthony tengono per le braccia la piccola Jorget.

   È proprio in quel preciso istante che accade un evento inaspettato: le sfere delle due bambine iniziano a emanare una luce e a creare una barriera di energia attorno alle piccole. Proprio così: le sfere stanno proteggendo le proprie padrone avvertendo il pericolo.

   I tre birbantelli fuggono via dallo spavento, avendo capito il potere che Claire e Jorget già possiedono. Le bimbe corrono a raccontare tutto ad Alex che, pur essendo amareggiato dal comportamento dei tre discoli, coinvolge le amiche con un'idea che gli frulla per la testa e immediatamente i tre amici dimenticano lo stupido e sgradevole episodio.

   La notte seguente i ragazzini mettono in atto l’idea di Alex, sono pronti, nuovamente con lo zainetto in spalla, a uscire dall'istituto, scavalcano le recinzioni e con la mappa in mano, in un attimo, si trovano nei boschi di Lubris.

   Durante il cammino le loro chiacchiere riguardano soprattutto gli ultimi eventi, esprimono le loro emozioni, trapela il timore di non riuscire nella sfida ma, mentre parlano, sentono qualcosa muoversi fra i cespugli, vedono degli occhi blu che li fissano e si fermano e indietreggiano. Nemmeno il tempo di fuggire, o quantomeno pensare di fuggire, che in un balzo un coniglio gigante, con un pelo lungo e marroncino, una maglietta rossa con dei bottoni gialli, si piazza davanti a loro. Il coniglio non ha per niente l'aspetto cattivo, anzi è buffo, dal faccino simpatico e senza nemmeno presentarsi e battendo ripetutamente la zampetta a terra, come se fosse un tic, chiede ai piccoli:

   – Dove siete diretti piccoli umani? – Continua a battere il piede fastidiosamente a terra.

   I bambini allora estraggono la mappa e chiedono:

   – Dove possiamo andare per avere informazioni su Lubris?

   Il coniglio prende la mappa tra le zampe, l'arrotola come un cannocchiale e l'appoggia su un occhio chiudendo l'altro. Dice loro:

   – Sarò io ad accompagnarvi oggi per scoprire le bellezze di Lubris, seguitemi – puntando il dito dritto di fronte a loro.

   S'incamminano, il batuffolo parla senza mai fermarsi, racconta di essere il nono di tredici figli, di essere sposato, di essere il guardiano di Lubris e di chiamarsi Dell. Come un vero cicerone racconta aneddoti, mostra le dimore e le botteghe che incontrano sul percorso, descrive tutto nei minimi particolari colorandolo con favolose leggende ma, a un certo punto, si ferma dinanzi a una capanna immensa, bussa sbattendo il piede ripetutamente per terra e dalla porta esce un uomo gigantesco, capelli neri lunghi sciolti e ricci. La fisicità di quel magnifico uomo è statuaria, profondi occhi verdi e un sorriso magnifico, mani enormi, che fanno cenno ai quattro ospiti di entrare, non mostra più di trent'anni.

   Il signore li fa accomodare, dice di essere un gigante e di chiamarsi Simon, racconta di avere milleduecen-tocinquantasette anni, che vive solo ed è falegname. I tre amici lasciano che il coniglio parli per loro:

   – I bambini sono qui per conoscere meglio il nostro pianeta, cosa puoi dire loro sulla nostra preziosa terra?

   Il gigante è molto infuriato perché considera gli abitanti degli istituti un pericolo, ritiene quei giochi una minaccia per la città e per i residenti, esordisce rispondendo:

   – Questo mondo appartiene ai veri abitanti, cioè i Lubreni, e migliaia di anni fa quelle terre erano luoghi ameni e spensierati, dove si poteva vivere tranquillamente senza avere paura del futuro. – Dopo una breve pausa, continua: – Quello che per voi è un “gioco”, per noi invece è una tragedia. Quei giochi sono creati dalla natura cattiva dell’uomo nel non saper vivere felice, alimentati dalla sete di supremazia… dal desidero di sangue. – Si ferma un attimo, fa un sospiro come se volesse calmarsi, rendendosi conto di avere dinanzi a sé solo dei bambini, abbassa il tono della voce ma le sue parole tuonano cupe:

   – L'essere umano non sembra felice se non si impone con la violenza!

   I giovani non capiscono a cosa si stia riferendo, sentendosi loro stessi abitanti del luogo, si domandano chi siano i “mostri” che il centauro chiama “umani” e perché i giochi creati da questi esseri possano essere così devastanti. Senza porre ulteriori domande sull'argomento, chiedono informazioni sullo svolgimento dei giochi e da dove in realtà tali creature provengano. Il gigante sorride amaramente, lui sa la natura di quei tre esserini. Chiede loro di vedere una delle loro sfere e Jorget gli porge la sua; egli l’accarezza come se fosse un cucciolo e dice:

   – Tutte le domande sono custodite lì dentro e per sapere la verità dovrete vincere i giochi e solo allora capirete quali sono le vostre origini. – Poi, con voce calma e sommessa, afferma: – Per poter vincere, dovrete stabilire un forte legame sferico, l'empatia che verrà a crearsi con il vostro simbolo sarà l’arma vincente e la speranza di salvezza.

   Soddisfatti dalle risposte del gigante, i tre chiedono al coniglio di accompagnarli di nuovo all' istituto.

   Ormai è quasi buio e i bambini temono che l'ora di cena sia già arrivata da un pezzo. Il coniglio, indifferente del passare del tempo, continua a parlare in modo fastidioso e logorroico. I bambini, agitati, scorgendo da lontano le torri dell’istituto, salutano il loro amico frettolosamente e corrono, corrono come se stessero sfuggendo da una belva cattiva.

   Entrati nel palazzo si trovano di fronte la professoressa Cetta, con le mani ai fianchi, sta battendo un piede a terra, come faceva il coniglio, la faccia come sempre corrucciata e cattiva; come se non stesse aspettando altro punisce i tre amici imprudenti. I ragazzini sanno della gravità delle loro azioni e corrono in camera, sanno già che i giorni successivi saranno di reclusione nelle loro aule studio, nel tempo libero invece saranno costretti a pulire gli spazi comuni.

   I nostri tre amici sono ancora dispiaciuti per l'accaduto, il professor Emilio li convoca in presidenza e loro, con il cuore che sembra uscire dal petto, in punta di piedi si avvicinano alla stanza, spingendosi a vicenda cercando di fare arrivare il compagno davanti per primo:

   – Sbrigati a entrare – sussurra agitata Jorget ad Alex spingendolo verso la presidenza.

   – È colpa delle tue idee!!! – Sottolinea Claire al compagno in modo un po' arrogante.

   Alex a questo punto si ritrova scaraventato dalle due amiche nella stanza della presidenza, alza lo sguardo e oltre all'egregio Emilio c'è anche un uomo con un abbigliamento strano, con dei pantaloni rossi e una giacca verde, grandi occhi neri e capelli biondi raccolti in un codino.

   I tre sono invitati ad accomodarsi su grandi sedie di velluto blu, dalle loro facce traspare un velo di timore. È proprio il professore a rompere quel breve silenzio e, con sguardo severo, li rimprovera:

   – Sono molto arrabbiato e deluso dalla vostra fuga! Le regole vanno rispettate e quella di non uscire, come sapete, è la fondamentale. – Prosegue per un paio di minuti, interminabili per i giovani, dicendo:

   – Il mondo lì fuori può nascondere pericoli, non tutti sono buoni come all'interno delle mura degli istituti.

   L'uomo, a quel punto, lo ferma con un cenno della mano e, con uno sguardo inquietante e indagatore, osserva i tre amici, chiede loro di chiudere gli occhi e tra le mani fa stringere loro una strana pietra arancione a forma di uovo. Inizia con il dire:

   – Quello che farò a breve dovrà rimanere in assoluta riservatezza, nulla di tutto ciò che sta per succedere dovrà uscire da questa stanza.

   Infine, bisbiglia delle parole, sembrano di una lingua sconosciuta, i ragazzi non la comprendono ma avvertono un senso di tranquillità. La pietra si fa bollente, i bambini la stringono più forte che possono, una luce gialla proveniente dalla pietra abbaglia la camera. Viene loro detto di aprire gli occhi.

   Dalla luce in lontananza si vedono dei fotogrammi, immagini che piano piano si fanno più nitide. Si vedono catapultati nuovamente al di fuori del Farandis, come se stessero camminando lungo la strada che avevano percorso qualche giorno prima, non nel momento in cui l'avevano transitata ma molto, moltissimo tempo prima.

   I bambini si stringono le mani, le immagini scorrono veloci, a loro sembra che le stiano attraversando realmente, quello che vedono attorno è il fuoco, si sentono come se fossero spettatori di una guerra che si sta svolgendo intorno a loro, c'è sangue, si sentono urla, gli abitanti stanno correndo, esseri sconosciuti e ragazzi degli istituti stanno combattendo. Alcuni luoghi li hanno già visti. Il loro cuore pulsa a una velocità tale che sembra scoppiare, sentono la sofferenza di quegli attimi. La luce si spegne.

   L'ambiente sembra essere tornato di nuovo come una semplice aula di presidenza e i loro sederini sono ancora seduti su quelle sedie di velluto. È inutile fare domande, sanno già che le risposte saranno date da lì a breve. I due adulti si guardano, con un cenno del capo annuiscono e iniziano entrambi a spiegare:

   – L'origine di quella guerra che avete appena visto è attribuita agli “umani” che hanno dato vita al programma “S”, con questi giochi: i ragazzi abitanti degli istituti, come in un rito propiziatorio, devono uscire per mettersi alla prova e affermare il proprio potere sugli altri esseri, scatenando su Lubris una vera e propria battaglia per la sopravvivenza tra gli abitanti del posto, che non hanno mai gradito il progetto di questi esseri ma che invece subiscono soffrendo e accusando i colpi di tutto quello scompiglio – dice il signore guardando dritto negli occhi i tre ragazzi.

   Prosegue il professore Emilio dopo un attimo di silenzio:

   – È per questo motivo che è molto pericoloso andare in giro, gli abitanti non hanno di buon occhio i residenti degli istituti e potrebbero farvi del male.

   I due raccontano:

   – Lubris è stato scoperto da cinque scienziati provenienti da un pianeta chiamato Terra, i cui abitanti erano detti “umani”.

   Prosegue il professore Emilio con tono malinconico:

   – Ragazzi… Noi tutti siamo umani!

   Il racconto si arricchisce di particolari:

   – Alla fine del 1400 terrestre, questi umani erano alla ricerca di un pianeta vivibile per esseri di qualunque specie, decisero di costruire gli istituti e mettere in atto il progetto di creare dei giochi con delle regole che, nei secoli, sono diventati una vera e propria tradizione.

   Il signore incalza:

   – L'agoghè era il regime fissato dagli scienziati, per far sì che ogni bambino diventi sempre più potente, per tale motivo sono sottoposti alla kryptéia… Il rancore, la rabbia, la voglia di caccaire e mettersi alla prova sono la linfa che nutre la loro esistenza.

   I bambini vorrebbero sapere di più su quel pianeta Terra, la loro vera casa. L'unico accenno a mezza lingua dei due adulti è che più diventeranno potenti su Lubris, più vi saranno probabilità di tornare sulla Terra.

   Finito l'incontro, ai bambini viene chiesto di tornare in stanza, ma, mentre stanno per oltrepassare la soglia della presidenza, Claire viene richiamata indietro per parlare da sola con il suo mentore Emilio. Il professore le chiede di sedersi di fronte a sé e le dice:

   – So di tutte le vostre uscite, degli incontri, ma soprattutto so bene la provenienza del tuo bracciale fatto di criniera di leone.

   Claire ha paura di un rimprovero ma il mentore la rassicura:

   – Sei davvero coraggiosa, bambina mia, ma devi promettermi di stare più attenta! – Le sorride e le scuote la mano sulla testa per allentare la tensione della piccola.

   – Come fa a sapere tutte queste cose? – Chiede perplessa, alzando lentamente lo sguardo.

   Il professore le risponde:

   – Conosco molto bene Aram, lui sa tutto ciò che accade nei boschi di Lubris e abbiamo parlato di te, piccola cara! Sei stata l’unica che, con l’uso della magia, è riuscita a trasformarlo nuovamente in leone. Sono stati effettuati diversi incantesimi ma nessuno era mai riuscito a sciogliere un incantesimo tanto potente. – Il professore si schiarisce un attimo la voce diventando sempre più serio e prosegue:

   – Tutti coloro che sono a conoscenza di questo, soprattutto del fatto che non hai ancora acquisito l'intero potere sferico, hanno iniziato ad avere paura di te e cominciano a tenerti d’occhio.

   Claire era riuscita a realizzare uno degli incantesimi che mai nessuno, fino ad allora, aveva avuto la capacità di eseguire completamente. La bambina, sorpresa positivamente, ne è comunque turbata e si congeda dirigendosi fuori dalla presidenza immersa nelle sue emozioni.

   È tardi, fuori piove a dirotto, prima di arrivare alla sua camera si affaccia a una grande finestra posta alla fine del corridoio, con malinconia guarda il cielo piovoso con gli occhi lucidi, dopodiché sospira e silenziosamente si dirige in camera.

   L'amica Jorget, vedendola arrivare con il viso triste, le accarezza la spalla e la rincuora e le sorride, Claire ricambia con un mezzo sorriso e le dice:

   – Voglio andare a fondo di tutta questa situazione, voglio aiutare i lubreni, voglio sapere perché diamine siamo stati portati su questo pianeta e quali sono le nostre origini. Chi siamo? – Smette un attimo di parlare, poi, con un cenno della testa, indica all'amica la camera: – Si è fatto tardi, ogni ora del giorno adesso è importante per prepararci, più che per i giochi, per la ricerca della verità, non è l’amuleto il nostro trofeo ma il ritornare a casa! – Conclude stringendo i pugni e girandosi nuovamente con lo sguardo verso il finestrone.

   Le ore, i giorni, i mesi passano in fretta. Finalmente ogni ragazzino è pronto per acquisire il proprio potere sferico. Infatti, in una di quelle miti sere di fine estate, mentre i ragazzini stanno parlottando tranquillamente nel cortile, ecco che qualcuno interrompe i loro discorsi, c'è chi inizia a correre in cerca di un insegnante, chi si ferma per un istante stringendo la piccola sfera tra le mani, quella stessa sfera che emana una luce accecante e trema come una foglia in autunno che sta per staccarsi dal ramo.

   Claire, guardandosi attorno e notando quello scompiglio, intuendo cosa sta per accadere, prende la sua saccoccia di pelle marrone ed estrae la sfera. Aspetta un attimo: sta tremando anch'essa. Sprigiona un'energia pazzesca, ed è proprio in quell'istante che la ragazza la stringe forte.

   Chiude gli occhi e sente una forza dentro di sé come se il suo corpo si stesse trasformando in roccia.

   Quasi tutti i bambini del Farandis stanno provando le stesse sensazioni ed emozioni, anche Alex sta acquisendo il potere della sfera che ancora stringe tra le mani. Arrivano gli insegnanti, che stavano riposando nelle loro stanze, radunano tutti i ragazzi nel cortile e, dall'alto delle scale, è proprio il professor Emilio che spiega:

   – Le vostre sfere si stanno schiudendo, assecondate e lasciatevi trasportare da questa strana sensazione di forza straordinaria, rilassatevi, il potere entrerà in ognuno di voi.

   La sfera di Jorget è una delle poche che non si è ancora schiusa.

   È ora di cena. I bambini si dirigono alla grande stanza dove ogni sera consumano il pasto. Chi più entusiasta chi meno, chi ancora aspetta, chi non vede l'ora di tornare in camera a sperimentare il nuovo potere, questo è l'unico argomento che si sente se percorri il corridoio che divide un tavolo dall'altro.

   Tra i ragazzi iniziano le prime sfide. Chi ha il potere del vento sfida chi ha il potere dell'acqua, chi ha il potere del sole sfida la luna, ma c'è anche chi si vanta delle proprie future doti, o chi ascolta in silenzio perché crede che il proprio potere non possa competere.

   A fine pasto i bambini sono esortati ad andare in un’aula, un vano all'interno del Farandis dove solitamente si allenano quando piove, per potenziare le loro arti magiche. I tre amici si dirigono insieme nel luogo indicato, entrano e la loro insegnante Cetta dà a ciascuno una bibita di colore nero.

   – Bevete, forza! – Esorta, e loro così fanno.

   È un attimo e all'interno del polso dei ragazzi ecco che si forma il disegno che era prima raffigurato su ogni sfera, sì, adesso il legame è indissolubile, inciso sulla pelle. Claire guarda per qualche istante la leonessa tatuata sul polso, ne va fiera ma ancora non ha la più pallida idea della sua potenza.

   Passano circa due settimane, ormai le ultime sfere si stanno schiudendo ma è proprio quella di Jorget una delle ultime ad aprirsi. Alle prime luci del mattino un fascio di luce illumina la stanza, una vibrazione si sente forte ed ecco che finalmente anche lei riesce ad avvertire quella enorme energia.

   I giorni continuano a passare, anche le stagioni, negli ultimi nove mesi le magie sono sempre più consistenti. Claire ha compiuto il suo dodicesimo anno di vita e sta sfruttando al meglio il suo potere sferico, continua a essere la più brava del suo corso, quasi invidiata dai compagni. Lei ormai destreggia la magia come se fosse qualcosa di innato, in più, grazie al suo legame, riesce a trasformarsi in qualsiasi animale ella desideri, se vuole volare si muta in un meraviglioso falco, aquila o ciò che di meglio si può desiderare, se vuole correre veloce si trasforma in ghepardo.

   Un giorno di fine inverno, a metà aprile, mentre molti bambini stanno giocando, Loren, Angel e Anthony si avvicinano ai tre amici con un fare alquanto aggressivo. È qui che, per una lite scoppiata per futili motivi, i bambini utilizzano e sperimentano istintivamente i loro poteri scoprendo davvero cosa significa usarli in un duello.

   Con un soffio Loren fa sbalzare i tre bambini contro un muro dell'istituto, mentre sono ancora a terra e intontiti Angel lancia coltelli dalle mani, come se stesse giocando al tiro al bersaglio, cercando di spaventarli, ma non colpendoli, infine da Anthony spuntano un grande paio di ali. Prende tra le braccia i suoi inquieti compagni e vola via come se stesse dicendo ai nostri tre cari amici di seguirli.

   Claire, non potendo più sopportare quelle continue provocazioni, si trasforma in una gigantesca aquila, fa salire i suoi amici sul dorso e vola via inseguendo Anthony.

   Giunti su un ampio spiazzale, cominciano a sfidarsi. Dalle mani di Jorget fuoriescono schegge di ghiaccio, invece dalle mani di Alex scintille di fuoco. Combattono tra vento, coltelli, fuoco e ghiaccio; Claire li osserva per un po', immobile, poi chiude gli occhi… improvvisamente i cinque sono paralizzati da un ruggito: Claire manifesta il suo enorme potere… una tigre che agilmente sobbalza piazzandosi davanti ai suoi amici, con il volto rivolto verso Loren, Angel e Anthony, che indietreggiano scagliandole contro tutto il loro potere ma invano. La tigre ruggisce così forte che il suono rimbomba tra le montagne, i ragazzini istintivamente chiudono gli occhi ma quando li riaprono la nostra Claire è già andata via con i suoi due compagni sul dorso, in volo sotto forma di aquila, lasciando un sapore amaro, misto a fascino, in bocca ai tre birbantelli.

   La mattina successiva, Claire, mentre è ancora nel suo caldo letto, sente dei rumori, sveglia Jorget. Le ragazzine si dirigono, con la loro lunga vestaglia bianca e una grande pallina volante che emana luce, verso il corridoio per capire da dove provenga quel trambusto; molti ragazzini sono già lì, incuriositi anche loro di scoprire la natura di quei rumori provenienti da una stanza dove è a loro proibito l’ingresso. Nessuno ha il coraggio di entrare, ciascuno incoraggia il compagno vicino a farlo!

   – Muoviti fifone, apri la porta!

   – Apri tu!

   – Non aprite, aspettiamo i professori!

   Questo è ciò che si ascolta mentre le due amiche si fanno spazio tra la piccola folla e, nel frattempo che proseguono le discussioni, arrivano gli insegnanti, corrono, dicono ai ragazzi di fermarsi e di tornare subito ognuno nelle proprie camere. Obbediscono.

   L'indomani di quella particolare mattina molti si chiedono cosa ci fosse in quella stanza in cui da sempre a loro è vietato l'accesso, nemmeno il tempo di chiedere, i curiosi ricevono risposta.

   Nella sala della colazione viene trascinato da due signori un grande lenzuolo bianco, steso a una corda proprio come se fosse appeso per essere asciugato, il professore inizia il discorso con il dire che non è nulla di cui ci si debba preoccupare, ma ogni mossa errata porta a delle conseguenze alle quali non si può tornare indietro. Rivolge le spalle ai ragazzi, con le mani sul grande lenzuolo formula un incantesimo e una luce abbaglia i giovani. I ragazzi, incuriositi, fanno silenzio e, sul lenzuolo, scorrono delle immagini; il professor Emilio descrive ciò che loro stanno guardando:

   – Quando i ragazzi raggiungono i dodici anni, succede questo, proprio perché la notte del primo maggio di centinaia di anni fa, mentre tutti i bambini stavano dormendo, alle prime luci del mattino si spalancarono le finestre e da esse entrarono degli abitanti di Lubris… Erano arrabbiati vedendo il loro paese distrutto dagli abitanti degli istituti e volevano farsi giustizia, ciascuno da sé. Appiccarono un grande incendio e divorarono chiunque ritenessero un pericolo, fecero incantesimi e lanciarono maledizioni, ma una stanza più di tutte prese fuoco, ed era proprio la stanza misteriosa della notte precedente. – Continua: – I ragazzi intrappolati al suo interno non avevano via di fuga e morirono, ma non bastò e, con una maledizione, ogni dodici anni, sotto forma di spirito, tornano in vita e subiscono rivivendo, in un loop temporale, il supplizio di quella notte maledetta, turbando la quiete anche dei ragazzi nei pressi della stanza. Con il rischio che chiunque possa aprire la porta risvegli per sempre quelle povere anime, liberandole e lasciandole vagare per secoli all'interno dell'istituto e bruciando perennemente.

   Cala il silenzio, nessuno fa domande, nessuno ha il coraggio di parlare, gelo e timore aleggiano nell'aria. I nostri tre amici si guardano, e forse proprio in quel momento capiscono e prendono nuovamente la drastica decisione di uscire dall'istituto: vogliono sapere di più. Sanno perfettamente che gli abitanti del Farandis non daranno loro spiegazioni più dettagliate.

   Trascorse alcune settimane, approfittando dell’oscurità della notte, i tre, con lo zaino in spalla, sono pronti a partire. È una calda notte di maggio, sperano di rincontrare i cari lubreni conosciuti in passato e che possano aiutarli, ma quello che non sanno è che Loren, Angel e Anthony li hanno ascoltati mentre si organizzavano per la fuga e sono lì fuori dalla porta del loro istituto ad aspettarli.

   Dopo qualche minuto di battibecco tra i due gruppi, decidono di andare insieme, questa volta dalla loro parte hanno il potere sferico a proteggerli.

   In punta di piedi attraversano il prato che divide gli istituti dalla recinzione, corrono sotto il muro, lo scavalcano, sono di nuovo fuori. I ragazzini nuovi a questa situazione pongono innumerevoli domande ai nostri tre amici, sono impauriti e chiedono:

   – Come fate ad avere una mappa? – Domanda Angel cercando di strappare la mappa dalle mani di Jorget.

   – Dove stiamo andando? – Guardandosi intorno, chiede con insistenza Loren. – Cosa state cercando? – Incalza.

   – È pericoloso, forse è il caso di tornare indietro? – Aggiunge Anthony.

   I nostri tre amici non rispondono e li azzittiscono spesso, l'unico obiettivo è trovare Aram.

   Camminano per parecchio tempo, forse ore, non riescono a seguire quella mappa, non sempre è molto chiara ma, in uno di quei momenti di pausa, sono disturbati e intimoriti da alcuni rumori che provengono dal fitto bosco, sembrano zoccoli di cavalli che sbattono su dei ciottoli, sentono un respiro pesante, affannato. Un brutto presentimento paralizza i sei giovani, si avvicinano e si stringono le mani. Angel, con un po' di presunzione, esorta l'animale a uscire dal nascondiglio. I ragazzini aspettano qualche secondo, che sembra un'eternità… Ed ecco un minotauro, un essere con un corpo di uomo e la testa di toro, avvicinarsi con passo malvagio, ha due occhi rossi che fanno paura a chiunque si trovi di fronte. Claire è pronta a trasformarsi in belva feroce, anche Alex e Jorget. Il minotauro, senza dire una parola, si scaglia verso i nostri ragazzi, nessuno di loro si muove, soltanto Anthony indietreggia di qualche passo, tremando. Mentre sembra che i ragazzi possano avere la peggio, si crea una sfera di energia Azzurra. Il minotauro non riesce ad avvinghiarli.

   Claire ha creato una protezione a prova di qualunque bestia feroce.

   Il minotauro si scaglia contro la sfera di energia ma invano, schizza all'indietro ogni qualvolta tenta di sfondarla prendendo una violenta scossa, sbattendo con la schiena al suolo, come colpito da un fulmine. I cinque ragazzi hanno paura, ma vicino a Claire si sentono forti, non parlano, non vogliono deconcentrare la nostra piccola amica, sentono solo una potente energia che fuoriesce e attraversa il loro corpo come uno scudo magico. Il nuovo amico indesiderato fugge via, non ha possibilità di avvicinarsi, tuttavia le minacce di un altro incontro non tardano ad arrivare.

   I sei ragazzi s'incamminano ancora più determinati ad andare avanti, la sfera di energia protettiva li accompagna per un paio di minuti, poi svanisce. La tensione è altissima e procedono in silenzio, i tre nuovi compagni d’avventura non sanno dove i tre amici li stiano guidando ma ormai si sono arresi nel porre altre domande, ma eccoli giunti alla meta: di fronte al gigantesco portone in pietra. Loren, Angel e Anthony indietreggiano, hanno paura, Claire li esorta e li incoraggia, bussa con delicatezza afferrando l’enorme battente. Il portone si spalanca, i sei ragazzi sull'uscio attendono di essere accolti, ma appare nella penombra dell’androne l’elegante sagoma del leone, che si avvicina a passo felpato verso loro, lo sguardo dei nuovi compagni è terrorizzato e fuggono via, invece i nostri tre amici, appena rivedono il fantastico Aram, si illuminano in un caldo sorriso e insieme sghignazzano per la comica reazione dei ragazzini. Poi si incamminano all'interno del salone, si siedono aiutati da Aram sui grandi divani, poco dopo arrivano anche i tre fuggitivi che, non avendo alternativa, sono costretti a raggiungerli.

   Claire è invitata da Aram a parlare del motivo per il quale hanno rischiato la vita per l'ennesima volta uscendo dalla loro zona sicura.

   – Perdonami, Aram, ma dovevo parlarti – così la piccola inizia, scusandosi innanzitutto per la visita inattesa, nel frattempo un piccolo nano, che è al servizio del leone, versa del tè caldo nelle tazze degli ospiti. Angel, Anthony e Loren continuano a guardarsi intorno con gli occhi spalancati.

   Claire racconta ad Aram quanto successo negli ultimi mesi, gli fa vedere il tatuaggio, ma le domande per il gigante amico iniziano quasi subito. La prima curiosità di Claire riguarda proprio il suo potere, vuole sapere se è stata la treccia della criniera, regalata in passato, ad averle dato quel potere. Aram ruggisce facendo sobbalzare tutti, la interrompe immediatamente e le parla con dolcezza:

   – Nel tempo, mia cara bambina, nelle varie battaglie narrate nei libri più antichi, da quando l’ “S” ha creato il potere sferico, il più ambito è sempre stato quello che adesso appartiene a te! – Continua dicendo: – Solo chi ha buon cuore è capace di aiutare il prossimo e se è davvero coraggioso può riceverlo! La treccia che ti ho donato è un modo per far sì che il destino si ricordi delle tue gesta buone e che anche i Lubreni ne riconoscano la grandezza, ammirandoti e rispettandoti. Claire… – prosegue Aram – sei considerata il simbolo del nostro mondo, sei la nostra speranza, tutti adesso sanno che hai salvato il loro sovrano.

   Si ferma, sospira, le dice che solo il tempo le darà modo di capire il suo valore.

   A quel punto Claire guarda i suoi amici come se stesse cercando una sorta di consenso, Jorget annuisce. Claire racconta dell'avvenimento accaduto qualche notte addietro. Il leone abbassa la testa, sospira, dopodiché alza il capo e guarda Claire negli occhi:

   – È difficile parlarne dal momento che sono una vittima di ciò che gli istituti usano fare per gaudio!– Sorseggia il tè e sottolinea: – Voi abitanti degli istituti provenite dal pianeta Terra, non siete Lubreni, come da poco hai scoperto. Anche voi siete vittime di esperimenti da parte di quegli scienziati che hanno deciso di scombussolare il destino di migliaia di fanciulli e dei malcapitati Lubreni. Gli istituti vengono riempiti ormai da secoli di bambini molto piccoli, accuditi e istruiti. Siete costretti a imparare la magia per poi usarla negli ormai famosi giochi, alla fine i bambini vincitori saranno per premio riportati sul pianeta Terra per proteggerlo da guerre e catastrofi e mali di ogni genere. I ragazzi degli istituti perdenti saranno mandati su altri pianeti in fase di scoperta e costruzione. Tutto ciò inizialmente non veniva per niente accettato dai lubreni perché i giochi, come sai, creano troppe vittime tra di noi, quindi più volte hanno tentato di distruggere gli ospiti, prendendosela, sbagliando, con i più deboli.

   Claire chiede come sia possibile, qual è lo scopo di tutto quanto, cosa c'è oltre gli istituti e il bosco. Aram ruggisce ancora… e poi sta per proseguire con voce bassa, come se stesse per dire qualcosa che poi gli si ferma in gola, ma con garbo li invita ad andare via, dice di non avere nient’altro da aggiungere, c’è un patto con il suo popolo e non può rischiare di essere accusato di tradimento.

   Claire e gli amici vengono accompagnati alla porta, lei si avvicina al leone e lo abbraccia affondando il suo viso nella folta e morbida criniera… I ragazzi vanno via ma, prima di raggiungere il cancello che chiude il feudo del nobile leone, Claire si gira e rigira più volte come a volerlo ringraziare.

   I sei ragazzi si dirigono verso l'istituto, non riescono a capire chi sia il buono e chi il cattivo, a testa bassa e con il cuore tradito proseguono sulla strada accompagnati dal fitto bosco cupo come il loro cuore. I tre nuovi a questa situazione hanno capito poco, ma si sono resi conto che la vita non è serena così come si vuole far apparire all’interno di quelle mura dell’istituto, anzi, avrebbero così tante domande da fare ai tre amici-nemici tuttavia capiscono che non è proprio il momento adatto.

   Sono finalmente nel loro posto sicuro, non si tengono le lezioni perché ci sono delle premiazioni nell'aula magna ea seguire è prevista una festa nel cortile. I due gruppi di amici si dividono e vanno ognuno nel proprio istituto. Saranno sempre ostili tra di loro, così sono stati “formati” ma con un segreto e un senso di incompletezza che li avvolge come una nube.

   Passano i giorni, i mesi, la nostra ragazza cresce, diventa sempre più bella e potente, ormai il periodo dell'adolescenza è alle porte e si iniziano a intravedere le prime occhiatine e i primi ammiccamenti tra i ragazzi e le ragazze degli istituti.

   Un bel giorno di metà estate, la nostra Claire è sdraiata sul prato con la sacca del suo materiale scolastico che le fa da cuscino, sta prendendo il sole e mentre tanti pensieri occupano la sua mente, si accorge di un ragazzino… Claire pensa di non averlo mai visto prima, lo trova bello. Il suo viso squadrato, gli occhi verdi, un sorriso da farle perdere il fiato catturano letteralmente l’attenzione della nostra ragazza.

   C'è uno scambio di sguardi, Claire si mette seduta e segue il ragazzetto con lo sguardo, sente le farfalle nello stomaco per la prima volta, vuole scoprire assolutamente chi sia.

   Si sdraia nuovamente e continua a prendere il sole fin quando le sirene dell'istituto richiamano i ragazzi per le lezioni pomeridiane.

   Passano pochi giorni e il pensiero della giovane è nel ricordo del verde di quegli occhi visti nel cortile… Claire è timida e impacciata per la prima volta, quasi ha vergogna di questi pensieri e inizialmente non riesce nemmeno a raccontarli alla sua grande amica del cuore.

   Inevitabilmente Jorget si accorge dello sguardo assorto e dei suoi rumorosi silenzi. Finalmente alla prima occasione Jorget le siede accanto e la esorta a condividere con lei i suoi pensieri. Per la gioia della bella amica esce fuori la dolcissima verità: la piccola Claire ha una bella cotta! Claire confida di non sapere da dove iniziare per attirare la sua attenzione! Le due ragazzine organizzano un piccolo incontro “casuale”.

   È il 13 luglio, ed è una di quelle giornate calde estive, Claire e Jorget sono in cortile quando da lontano s'intravede il ragazzino. Iniziano i primi sguardi e sorrisi, fin quando è proprio lui ad avvicinarsi alla nostra amica, sa già il suo nome, a quanto pare è già conosciuta grazie alla bravura nelle arti magiche e soprattutto per il suo enorme e invidiato potere sferico. Si presenta come un nobile cavaliere dicendo di chiamarsi Giosuè e, con modi gentili, la invita al ballo previsto per la settimana successiva nella sala comune dei tre istituti; attende per qualche istante la risposta affermativa dell'invito al ballo e, con un bel sorriso, saluta le sue due nuove amiche e va via. Claire e Jorget trattengono il loro entusiasmo; appena Giosuè è fuori dal campo visivo le due birichine danno sfogo a tutto il loro fervore, si abbracciano facendo qualche schiamazzo.

   È la mattina della meravigliosa festa da ballo, Claire è emozionata, ha scelto con Jorget il vestito che ritiene essere il più bello nel suo armadio, arricchendolo di dettagli con qualche tocco di magia. Le due amiche fantasticano su quello che potrebbe accadere alla festa, Jorget non ha alcun accompagnatore quindi non vuole andare ma raccomanda all’amica di raccontarle i dettagli l’indomani. Quel pomeriggio le due amiche lo dedicano a curare i particolari del trucco e dei capelli di Claire, fin quando si sente avvicinarsi il rumore di un passo affrettato e bussano in modo deciso alla porta. È Alex, le due amiche lo guardano attonite perché il giovane ha un'espressione seriosa e stringe tra le mani un invito al ballo per Jorget. Con fare elegante le consegna una rosa e un biglietto arrotolato e legato da un nastrino rosso con scritto al suo interno: « Vuoi essere la mia principessa questa sera? » . Jorget è felicissima, Alex aspetta per qualche istante la conferma e quando va via sorride furbamente facendo un occhiolino a Claire. Jorget capisce che la sua amica è il loro cupido, più volte ha notato sguardi teneri tra i due che nascondono con battibecchi divertenti. La situazione improvvisamente e velocemente si ribalta, le due amiche decidono l’abito, il trucco e l'acconciatura per Jorget.

   Sono circa le otto di sera, sono pronte, le due amiche scendono le scale mano nella mano, sono meravigliose, Claire ha un abito color oro, quello di Jorget è blu. I capelli di entrambe sono raccolti, Jorget ha un boccolo che le scende delicatamente sul viso. Mentre scendono l’ultimo gradino sorridono guardandosi, si sentono delle principesse, il suono di un violino ha accompagnato la loro discesa. Alex e Giosuè guardano le loro dame incantati, fin quando le prendono sottobraccio e si dirigono alla sala da ballo.

   L’atmosfera è magica, la raffinatezza e la cura dei dettagli di quella sala, la musica, gli abiti e i profumi sembrano estrapolati da libri di favole. Il primo appuntamento di Claire e Giosuè è perfetto, tra un passo di danza e l’altro i due nuovi amici speciali hanno modo di parlare e cominciare a conoscersi.

   I quattro amici rimangono alla festa fino alla fine. Verso mezzanotte le due nostre amiche, distrutte, tolgono le scarpette e salgono sottobraccio la grande scala trascinandosi nella loro stanza schiamazzando, sono stanche ma continuano a parlare della serata fin quando si addormentano.

   Claire e Giosuè iniziano a frequentarsi, le loro conversazioni diventano sempre più intime, lui le confessa di averla notata già da tanto tempo ma, essendo molto impacciato, non aveva avuto il coraggio di prendere iniziative. La nostra piccola amica passerebbe ore a parlare con il suo nuovo compagno. Giosuè frequenta l'istituto Monos, il suo simbolo è il cavallo nero alato dai possenti zoccoli. Il suo potere è contenuto nella tradizione mitologica.

   Un giorno di fine luglio, mentre i nostri amici, con l’ormai inseparabile Giosuè, sono sdraiati sul verdeggiante, fresco prato alle spalle dell'istituto Farandis, assistono a un evento che li segnerà nel profondo.

   Stanno guardando le nuvole e fanno la gara a chi indovina la forma che assumono quei batuffoli bianchi. Scherzano e parlano dei progetti futuri, sognano di vincere i giochi per poter conoscere cosa c’è oltre al

   loro mondo conosciuto. Mentre continuano a fissare il cielo e chiacchierare, il sole viene oscurato da una grande macchina volante, una gigantesca astronave sta coprendo la loro vista.

   I ragazzi, affascinati e impietriti dall'improvviso buio, restano in silenzio; Claire e Giosuè si stringono la mano incrociando le loro dita. Dura tutto qualche minuto, il sole torna a brillare nei loro occhi, ma la curiosità di scoprire cosa stia succedendo è visibile sul volto di tutti i ragazzini che in quel momento sono all'esterno degli istituti. Dopo qualche istante si sente l'insegnante di interlocutio che, con il battito delle sue mani e con molta acidità, come sempre, attira l'attenzione dei giovani, nel giro di pochi istanti si crea un cerchio dei ragazzi intorno a lei, li tranquillizza dicendo:

   – Ogni istituto si prepari! La navicella fa parte degli addestramenti ai giochi.

   La risposta sembra troppo secca e preparata, da manuale, per togliere ogni genere di curiosità dalle menti dei ragazzini, ma si capisce che sta mentendo! I nostri cinque amici, delusi dalla spiegazione, vanno via, altri si lasciano convincere facilmente dall'affermazione della loro mentore.

   È ormai quasi ora di cena, i ragazzi si preparano. Claire e Jorget stanno perdendo tempo a fare chiacchiere da ragazzine e rimangono indietro, passando davanti alla camera blu, che è una stanza completamente rivestita da stoffa per l'appunto blu, utilizzata per le riunioni tra gli insegnanti e tutti gli adulti che appartengono agli istituti, sentono costoro parlare di una catastrofe imminente: i terrestri hanno scoperto il pianeta Lubris, l'astronave non era altro che una sonda spaziale alla ricerca di nuovi pianeti abitabili.

   – Il programma “S” è stato sabotato! – Sussurrano.

   Le ragazze, con l'ansia di essere scoperte, corrono via raggiungendo il gruppo di compagni. Cercano di tenere per loro quanto sentito per qualche giorno, ma non riescono a nascondere le loro emozioni ai due giovani amici.

   Infatti Claire e Jorget, qualche giorno dopo, raccontano tutto, si convincono che la cosa giusta da fare sia parlare con il vecchio Emilio: al di là che sia o meno un insegnante, ha sempre dimostrato di essere dalla parte dei ragazzi. Fanno la conta, tocca proprio a Claire parlare e indagare sull'accaduto.

   È una bella mattina di fine estate, Claire cerca il momento giusto per chiarire i suoi dubbi, ed ecco che, dopo un'intensa lezione con il professor Emilio, Jorget e Alex le fanno cenno: il momento è arrivato. Claire aspetta che tutti i compagni escano dall'aula, si alza dal suo banchetto e corre verso il professore. Egli, intuendo dall'espressione di Claire, un po' titubante e timorosa, che l'argomento trattato non è uno dei più facili da spiegare, chiede alla ragazza di seguirlo nel suo studio ovale, camera dove il professore rafforza e inventa nuove arti magiche.

   La giovinetta, preoccupata nel dire che la discussione e l'interrogativo provengono da un'azione sbagliata, come l’origliare, giustifica le sue azioni sostenendo che è stato solo un caso ascoltare. Il professore, con uno sguardo sempre più serio, capisce cosa Claire voglia sapere, infatti, sebbene inizialmente tenti di trovare scuse impensabili per deviare l'argomento dell’interrogativo della fanciulla, capisce di avere ormai di fronte a sé una ragazza molto intelligente e matura ma soprattutto intuitiva e inizia a sciogliersi.

   – I bambini non avrebbero dovuto sapere cosa sta succedendo– afferma con voce severa. Poi continua chiarendo meglio la situazione:

   – Non era mai successo prima ma forse i tempi sono cambiati. La Terra sta mandando sonde nello spazio per capire se ci siano altri pianeti abitabili; ovviamente coloro che stanno facendo questo non sono al corrente dell'esistenza di Lubris e del progetto partito molti anni fa da altri componenti molto più potenti che fanno parte sempre della Terra. Inoltre, come puoi ben capire, al momento i bambini non sono pronti per essere spostati su altri pianeti, prima devono potenziarsi tutti. Lubris

   adesso è coperta da una barriera magica che nasconde da occhi indiscreti il pianeta o, per meglio dire, da sonde indiscrete.

   Claire chiede più informazioni sulla Terra, vuole sapere perché questo pianeta sia tanto importante, ma il professore divaga ribadendo che il tempo chiarirà la curiosità e la voglia di conoscere di quella piccola mente. Il professore si rende conto che i ragazzi sono desiderosi di conoscere la verità sulle loro origini e che ormai hanno compreso perfettamente che c'è sempre un velo di mistero e oscurità in tutte le informazioni che fino a ora gli sono state date sia all'esterno che all'interno degli istituti, ed è per questo che la sete di sapere divora gli animi di questi ragazzi ma in particolar modo di Claire, viste le sue doti così fuori dal comune.

   Rientrata nella sua camera, la dolce Claire si sente dunque sempre più incompleta, vuole essere partecipe dell'evo-luzione della sua vita, nel frattempo racconta tutto ai suoi migliori amici, che con estrema ingenuità cercano di tranquillizzarla.

   Ormai la vita su Lubris non è più la stessa per i nostri amici; inoltre, la tensione si percepisce guardando gli occhi inquieti degli adulti, non era mai successo fino ad allora uno squilibrio tale da mettere in pericolo i giovani degli istituti.

   Claire avverte il bisogno di aiutare quel posto, tanto sconosciuto, chiamato Terra. È difficile dimenticare gli sguardi arrabbiati degli abitanti di Lubris, come se volessero far intendere un senso di inadeguatezza, di timore, di estraneità, di non volere i terrestri su quel loro mondo. Sappiamo bene che la nostra Claire ha, al di fuori dell'istituto, un amico fidato a cui può raccontare tutto, ma uscire dal Frandis non è un gioco da ragazzi ormai, soprattutto dopo gli ultimi accadimenti i controlli sono aumentati, si sta molto attenti a chi entra e chi esce, quindi l'unico modo è cercare momentaneamente le risposte negli archivi delle biblioteche degli istituti.

   I giorni trascorrono un po' a fatica, per alcuni allievi invece tutto trascorre con serenità, per quelli più sensibili traspare una certa angoscia, ed è per questo che un gruppo di giovani più curiosi viene convocato nell'aula magna.

   È il 30 settembre, viene mostrato loro un calendario con una materia aggiuntiva e ogni pomeriggio, un po' prima del tramonto, saranno convocati nel campo degli istituti, un campo grande centinaia e centinaia di chilometri, per rafforzare il potere sferico, ed è proprio il professor Emilio che seguirà i ragazzi dei tre istituti. I nostri amici non sono per niente infelici di tale annuncio ma che sia il professore del Farandis ad allenare anche i ragazzi del Monos e del Dunatos è molto sospetto.

   Il giorno seguente, una di quelle mattine calde di inizio ottobre, i ragazzi, subito dopo le lezioni, si sono affrettati ad andare nelle loro camere a ripassare gli incantesimi più importanti, memorizzare qualche formula magica e indossare le loro divise. Sono circa le sette del pomeriggio, il professor Emilio è già al campo ad attenderli seduto su un tronco di quercia tagliato, i giovani entusiasti lo raggiungono poco dopo.

   Il professore li schiera tutti uno accanto all'altro formando un enorme cerchio. Il primo ordine impartitogli è quello di chiudere gli occhi e stringersi la mano l'uno con l'altro, la nostra Claire stringe la mano destra di Giosuè e con la sinistra quella di Jorget che, a sua volta, stringe la mano di Alex, che stringe quella di Loren, che stringe quella di Anthony e così via, dopodiché il trucco sta nel concentrare il loro pensiero sul loro simbolo. La forza che sentono dentro proviene da esso. Il professor Emilio si trova all'interno del cerchio, accenna un sorriso, improvvisamente un raggio di luce esce da ogni allievo, è un'energia talmente forte che sembra arrivare quasi al cielo. Un piccolo dettaglio però colpisce il docente, entusiasta della potenza dei giovani fanciulli che al primo tentativo non falliscono, la luce di Claire non è bianca come quella di tutti gli altri: la sua luce è azzurra, molto più accecante. Il docente si avvicina alla nostra amica con passo furtivo per non distrarre gli altri, invita la ragazza, che deve restare con gli occhi chiusi, a mettersi al centro del cerchio prendendola per mano. Quando sono entrambi al centro del cerchio anche il professore chiude gli occhi, si crea un fascio di luce azzurro ancora più forte che tende al blu, a quel punto l'energia sprigionata viene avvertita da tutti gli altri che, aprendo gli occhi, rimangono affascinati dalla potenza emanata. Claire non si è ancora resa conto, lei è potentissima, il professore le lascia la mano ed entrambi aprono gli occhi. Claire si guarda attorno, tutti la guardano e lei cerca lo sguardo degli amici per non sentirsi in imbarazzo.

   Il professore scioglie la seduta della prima lezione, volendo rimanere solo con la piccola Claire. Iniziano a camminare, il mentore le dice che ciò che sentirà è del tutto confidenziale. In primis si complimenta per la forza e il suo coraggio, in secundis la fa accomodare sul tronco tagliato di una quercia, proprio dove lui era seduto prima e le dice:

   – La forza del raggio di luce azzurra è sinonimo di leadership, ciò significa che il tuo destino e le tue caratteristiche denotano ciò che nei secoli è stato sempre richiesto per diventare un insegnante di questo istituto e per tale motivo i molti segreti di queste mura ti verranno svelati gradualmente fino al compimento dei tuoi 15 anni. Dovrai sostenere duri allenamenti, di forza fisica e mentale; non è mai accaduto che una così giovane fanciulla racchiudesse una tale potenza – sottolinea il suo mentore.

   Rientrando all'interno dell'istituto si scorgono gli ultimi raggi di sole, ad attenderla nella camera ci sono Jorget, Alex e Giosuè, che la tempestano di domande, ma per la prima volta Claire sente che c'è un qualcosa che deve custodire dentro di sé, anche se la voglia di parlare con gli amici la pervade. La nostra Claire fa capire ai ragazzi che c'è una situazione più grande di lei e con il tempo tutto sarà spiegato. Rassicurati, si dirigono nella sala della cena prima di andare a dormire e salutare quella giornata insolita.

   Ogni giorno, da allora, è un susseguirsi di lezioni e allenamenti, i giovani diventano veri combattenti sfidandosi l'uno contro l'altro e utilizzando il potere sferico, diventato parte integrante del loro essere, del loro io interiore.

   Claire riesce a sfidare anche più poteri sferici contempo-raneamente e i compagni si rendono conto che la sua potenza è superiore alla loro.

   I mesi passano, e negli istituti è quasi inverno inoltrato, gli alberi sono spogli, i fiocchi di neve cadono silenziosamente, il bianco prende il posto di tutti i colori della natura. Ci sono delle folate di vento frizzantine che entrano fin dentro le ossa e ti fanno sentire rinvigorita e, inoltre, avete presente il rumore della neve schiacciata sotto i piedi? E quella atmosfera di quiete e leggerezza? È proprio così che trascorrono le giornate, ma ogni giorno il rumore di quiete viene spezzato dagli incantesimi e dagli allenamenti dei giovani.

   Un giorno di fine dicembre, mentre Claire si sta allenando da lontano scorge un qualcosa di familiare; si gira intorno furtiva e si rende conto che è proprio il suo amico Aram che le fa cenno di avvicinarsi. Quasi incantata e trasportata dalla voglia di correre incontro al suo caro amico non si accorge che il professore Emilio sta seguendo l'accaduto, così, quasi a pochi passi dal leone, sente una mano sulla spalla, si gira, è il suo mentore che, guardandola dritta negli occhi con uno sguardo fiero ma preoccupato, le raccomanda di fare attenzione, poi mette una mano in tasca e tira fuori un ciondolo a forma di stella, lo lega al braccio della giovane, proprio dove ha anche legata la treccia del leone, e le raccomanda ulteriormente che qualora dovesse trovarsi in pericolo basta stringerlo per ritrovarsi all'interno del Farandis.

   Claire stupita, felice e con gli occhi lucidi abbraccia il mentore, anche il leone fa mezzo inchino come se lo stesse ringraziando, così la nostra amica compie gli ultimi passi che la separano dal leone, un salto sulla sua schiena ed eccola di corsa verso la dimora del nostro gigante buono.

   Claire, giunta a destinazione si guarda intorno come se fosse sempre la prima volta, incantata da tutta quella maestosità. Aram, dopo averla fatta sentire a suo agio, le dice di seguirlo nella sua biblioteca.

   Un lungo corridoio separa le stanze, un tappeto rosso accoglie la lunga camminata e quadri dall'aspetto importante attirano l'attenzione della nostra giovane che li guarda camminando, sono quadri particolari. Guardandoli vagamente sembrano solo un misto di colori tenui ma se li fissi per qualche istante è come se prendessero forma per magia, da alcuni si intravede un drago, da altri magnifici paesaggi, da altri farfalle in un meraviglioso sfondo floreale.

   Delle candele illuminano il tragitto e, a un certo punto, un'immensa porta. Il servitore già è lì per spalancare quella barriera che la divide da uno spettacolo mai visto.

   Ecco, bisogna immaginare una stanza enorme, gigantesca, dove ogni millimetro di parete è ricoperto da libri, libri e ancora libri; al centro scaffali ovviamente con libri, ma non è questo che il leone indica alla nostra piccola, infatti senza battere ciglio invita Claire a seguirlo verso il centro della stanza dove vi è posizionato un altare con una immensa colonna e su di essa una pietra color smeraldo.

   La giovane si lascia trasportare dalla luce abbagliante emanata dalla pietra. Si avvicinano e Aram la fa accomodare su una seggiola poco distante, si siede di fronte e le dice di tenersi pronta a tutto ciò che sta per sentire.

   Un po' impacciato, proprio perché sa dello scossone emotivo che la piccola sta per ricevere, inizia con giri di parole come se stesse cercando di trovare quelle giuste per iniziare il discorso, ed ecco che schiarendosi la voce e camminando avanti e indietro, comincia:

   – Claire, mia piccola e cara amica – così inizia il nostro amico, e prosegue dicendo: – tra pochi mesi compirai quattordici anni, un anno dall'inizio dei famosi, tanto desiderati ma temuti giochi, però ci sono degli avvenimenti che stanno cambiando totalmente il corso della storia su Lubris.

   Ed ecco la verità che la piccola sta aspettando, l’amico Aram continua:

   – Lubris, un pianeta che un tempo era abitato solo dai lubreni, esseri mitologici metà uomini e metà animali, animali parlanti, gnomi, umanoidi dall'aspetto insolito. Un giorno come tanti, dove la vita su questo bellissimo pianeta proseguiva tranquilla e felice, tutti i colori dell'atmosfera della natura, degli animi armoniosi, furono spenti da luce fortissima che cambiò totalmente la vita di tutti. Ovviamente ogni abitante, chi da vicino chi da lontano, essendosi sparsa la voce, raggiungeva il raggio di una luce che durò giorni, fin quando si spense e per la prima volta si vide una navicella, lunga, gigantesca, insolita ai loro occhi magici. Da quel momento per gli abitanti di Lubris è iniziato l'incubo.

   Claire accigliata e con il volto triste, fa segno di proseguire. Egli quindi continua raccontando:

   – Da quell'oggetto lungo insolito scesero degli uomini, tutti vestiti con una divisa metallica. Perlustrarono palmo a palmo il territorio, attenti a rilevare ogni particolare delle aree che scandagliavano e andarono via. Per qualche anno, la vita era tornata alla normalità, ma si sbagliavano, gli uomini tornarono in centinaia, costruendo così degli istituti, e riempiendoli di bambini, che ogni cinquecento anni vengono sottratti dal pianeta Terra. Tutti i neonati nati in quell'anno vengono portati su Lubris e addestrati alle arti magiche per quindici anni, fin quando i giovani, invogliati dal dover combattere nei giochi si allenano al punto tale da essere vere e proprie macchine da guerra. Il potere acquisito diviene un tutt'uno con le persone che lo possiede, al punto tale da poterlo mantenere anche su altri pianeti.

   Claire interrompe con una domanda ovvia e lecita:

   – Perché i Lubreni non si sono mai ribellati oltre alla notte di maggio.

   Ovviamente Aram, accennando un sorriso amaro, risponde:

   – Le ribellioni sono durate anni e tanti morti ci sono stati. L'unico compromesso che sono riusciti a raggiungere per tentare di limitare le azioni degli uomini è stato costruire delle barriere intorno agli istituti dividendo la zona dei Lubreni da quella dei terrestri. Purtroppo, vuoi o non vuoi, nel tempo gli accordi sono andati ad affievolirsi e iniziarono i giochi, che fanno sfuggire la situazione di mano ai terrestri colpendo e ferendo gli abitanti di Lubris.

   Claire è scossa, è arrabbiata, si chiede a cosa possa servire tutto questo; così l'amico, prosegue:

   – I giochi servono a dividere i campioni sui pianeti fino a ora scoperti, dove ci sono guerre e combattimenti, i ragazzi dell'istituto vincitore avranno l'onore, come sai, di proseguire fino al resto dei loro giorni sul pianeta Terra e proteggerlo, ma non sai che è lì che risiede la vostra vera famiglia, quella famiglia a cui siete stati sottratti con la forza, a cui siete stati strappati, a cui è stato tolto l’amore che ogni bambino ha il diritto di ricevere. Lubris è il pianeta di addestramento, i professori si susseguono negli anni in base alla forza e la potenza di un allievo che lo succederà e so che questo è il destino che toccherà a te.

   Durante tutta questa chiacchierata la pietra color smeraldo proietta delle immagini del passato e dei racconti di Aram.

   Le lacrime iniziano a solcare il volto della piccola, molto risentita e ovviamente tanto triste. Il leone si ferma, le porge un bicchiere d'acqua, e cala il silenzio che attira l'attenzione della fanciulla, che alza gli occhi fissandolo di nuovo. Quindi, Aram prosegue:

   – La Terra grazie a dei progressi tecnologici sta inviando sonde nello spazio, ha trovato Lubris, purtroppo i tentativi di nascondere il pianeta sono tutti falliti. Adesso non è più un segreto il programma “S”, ma ogni base militare della Terra può tentare di impadronirsi di questo pianeta, distruggendo ogni piccola cosa rimasta, distruggendo quella poca pace e quell'equilibrio che nel tempo il pianeta Lubris è riuscito ad acquisire; la situazione ormai sta sfuggendo di mano anche ai governanti, ai capi, agli organizzatori di tutto. L'unica soluzione, dolce Claire, è allearsi contro i nuovi invasori terrestri per cercare di proteggere il pianeta Lubris e ciò conviene a tutti. – Il leone, in cuor suo, spera che i terrestri di Lubris svuotino prima o poi gli istituti, portando di nuovo i giovani ragazzi sul proprio pianeta dalle proprie famiglie, – questa è la soluzione migliore – sostiene Aram cercando in ogni modo l’appoggio dell’amica.

   Claire sobbalza, il leone con una zampa sulla gamba la tranquillizza.

   – Il professor Emilio ha convocato una riunione segreta – dice Aram – con i professori di ogni istituto e i capi di Lubris, per cercare una soluzione convincente. Si può proteggere il pianeta se, anziché con i giochi, anche i ragazzi degli istituti combattano per proteggere il pianeta che li ha ospitati fino a ora; ovviamente questo comporta combattere contro il paese natio.

   Claire spalanca i suoi grandi occhi, comprende la responsabilità che il destino le ha riservato. Infatti, il leone, preoccupato e con la voce un po' tremolante, spiega:

   – Solo tu puoi essere la portavoce di tutti gli allievi, sei l’unica che con il tuo carisma e la tua forza puoi aiutarci in tale impresa.

   Claire non risponde, fissa ancora le immagini del passato che le scorrono davanti, si alza in piedi in silenzio e fa un cenno di consenso con il capo ma alzando le spalle come rassegnata.

   Troppo scossa e finalmente senza più alcuna domanda chiede all'amico se può andare via; mentre sta per prendere il medaglione datogli dal professore per tornare all’istituto nella sua camera, Aram chiede di poterla accompagnare, per assicurarsi che la piccola stia bene. Il grande amico sa benissimo delle conseguenze delle sue parole.

   Il tragitto del ritorno viene percorso lentamente, camminando fianco a fianco circondati dalla fredda foresta invernale ma che vicino ad Aram non fa per niente paura, ogni abitante di Lubris si inchina quando lo vedono passare.

   È sera, avanzano in silenzio, ma adesso sembra che la natura urli disperatamente aiuto. Claire si guarda intorno come se stesse capendo, pensa e qualche lacrima disegna il suo viso: ha scoperto di avere una famiglia, una vera famiglia.

   Il leone si ferma, si siede di fronte alla ragazza, turbata, e accenna un sorriso. Poi si salutano e la piccola entra nel cortile del Farandis.

   È quasi l'ora della cena ma la nostra piccola con il capo basso va in camera senza toccare il cibo, mordendo il pane e masticando per parecchi minuti lo stesso pezzettino con lo sguardo fisso nel vuoto, non vuole che le si facciano domande e va nella stanza, sotto gli occhi preoccupati dei due amici, si addormenta lasciandosi trasportare dai sogni di ragazzina e pensieri da eroina.

   Passano solo alcuni giorni, Claire sta vivendo momenti di preoccupazione, rabbia, ma grazie ai suoi giovani amici trascina le giornate cercando di viverle nel migliore dei modi, allenandosi, pensando, cercando di ricomporre i pezzi della sua giovane vita; ma il confronto con il mentore Emilio non tarda ovviamente ad arrivare. Claire viene convocata nella stanza ovale, si dirige immediatamente e trova lì appunto il professore seduto su un piccolo divanetto, la fa accomodare e molto serenamente invita la piccola a esprimere le sue emozioni.

   La nostra dolce Claire, molto provata nel poterne finalmente parlare per la prima volta con qualcuno, con gli occhi zeppi di lacrime, comincia con il dire di sentirsi colpevole in qualche modo della sofferenza degli abitanti di Lubris; i terrestri, sottolinea, hanno creato scompiglio e disperazione nella vita dei lubreni; allo stesso tempo però, avendo scoperto di appartenere al pianeta Terra dove risiede sicuramente la sua famiglia, non vuole in alcun modo affrontare in combattimento i suoi simili.

   Ovviamente il ragionamento, seppure di una ragazzina, calza a pennello. L'unica speranza, prosegue la giovane, è cercare di trovare un accordo con gli invasori per continuare una vita serena su entrambi i pianeti.

   Il professor Emilio non può che essere d'accordo, ma tutti devono essere avvisati di ciò che sta per accadere, è inutile organizzare i giochi dove i ragazzi possono perdere la vita o le forze.

   Viene dunque organizzata una riunione di tutti i docenti degli istituti e degli alunni che si sono contraddistinti per la loro forte abilità, quindi anche alla nostra piccola Claire viene chiesto di parteciparvi.

   È il giorno di questo incontro; Claire si guarda intorno e si siede nel primo posto che trova libero, proprio vicino a quello strano insegnante di scienza sperimentalistica. Prende subito la parola quel signore sinistro, il cui nome non viene pronunciato, che aveva conosciuto quella sera che le era stato assegnato il potere sferico.

   Tutte le parole che si sentono, scorrono come note musicali di una canzone già sentita, è tutto ciò che gli ha raccontato il leone qualche settimana prima. Ma, l'attenzione della piccola è attratta quando il signore comincia a parlare delle ultime notizie.

   Sobbalza la piccola quando sente che il momento della decisione deve essere tempestivo, la base terrestre dell’ “S”, che è sempre in contatto con Lubris, ha mandato un comunicato annunciando che nel giro di due mesi saranno inviate quindici navicelle di una piattaforma terrestre ancora sconosciuta con tanti soldati addestrati a qualunque azione.

   Nell'aula si rompe quel silenzio assordante e anche profondamente angosciante, inizia un bisbiglio ricco di frasi di paura, domande, perplessità.

   La decisione che viene momentaneamente presa è quella di avvertire tutti gli alunni dell'Istituto e gli abitanti di Lubris, avviare una procedura di sicurezza contro attacchi o perlustrazioni extraterrestri e nel frattempo iniziare a schierarsi, per la prima volta in assoluto, tutti insieme per il bene comune, tutti dalla stessa parte; tutto ciò deve avvenire di comune accordo, senza spargimenti di sangue da entrambe le parti. Così il consiglio viene sciolto, senza obiezioni da parte di nessuno.

   Claire si alza con il capo basso, si dirige al Farandis. Le emozioni che avverte non sono per nulla piacevoli, quella sensazione di cambiamento, d'ignoto, di vuoto, di paura la turba tanto.

   La nostra piccola Claire, così, invece di entrare in camera a prepararsi per le lezioni, si siede su un piccolo muretto. Lì, proprio dove cadeva l'unico raggio di sole che non era stato coperto da nuvoloni grigi.

   Mentre guarda il cielo, nella mente come fa sempre cerca di trovare il significato della forma di ogni nuvola, ma questa volta niente, è come se tutto non avesse senso, come se ogni cosa intorno a sé non avesse più quella bellezza che lei ha sempre percepito e visto; è tutto sbagliato, pensa, il senso di ogni cosa, lei non sarebbe dovuta essere là, questo è il suo pensiero fisso; e mentre ripercorre le parole del leone, alle scelte che di lì in poi verranno fatte, le lacrime accarezzano il suo viso dolcemente, ed è proprio in quel momento che Giosuè la vede dal finestrone di uno dei corridoi del suo Istituto e nota che l'espressione della sua amica non è quella di sempre.

   Senza pensarci due volte corre giù da lei, la raggiunge proprio lì, dove c'è quell'unico raggio di sole, con molta discrezione le si siede accanto e le poggia delicatamente la mano sulla sua, si guardano e Claire fa capire che al momento non ha voglia di parlare di cosa la stia turbando, Giosuè sorride, si alza e le si mette davanti con entrambe le mani intorno al viso, asciuga le sue lacrime, Claire finalmente sorride e alza lo sguardo, si fissano per qualche istante e la nostra piccola sente il cuore uscire dal petto. Lui le si avvicina e lei si avvicina a lui, chiudono gli occhi, le loro labbra si toccano per la prima volta, Claire avverte una sensazione di delicatezza, un qualcosa di magico più della magia, sente amore il vero amore, qualcosa che non aveva mai avvertito prima.

   Crede che lui sia una di quelle persone che, in certi momenti, compaiano all’improvviso per dare luce alla propria vita. Aprono gli occhi, si allontanano un po', gli occhi di Giosuè alla vista di Claire sembrano due pietre preziose, brillano. All'improvviso il suo profumo diventa come l'aroma più bello che avesse mai sentito. È proprio quello di cui la piccola ha bisogno, e poi si rifugia nelle braccia del ragazzo, e guardando il cielo nota che le nuvole iniziano a prendere di nuovo forma, sorride, forse comincia a pensare che si trova nel posto giusto al momento giusto.

   Per un po' dimentica tutto ciò che sta succedendo.

   I giovani, dopo aver passato un po' di tempo in silenzio abbracciati, decidono che è l'ora di rientrare ognuno nel proprio istituto.

   In camera Claire si sdraia, abbraccia il cuscino e con una sensazione piacevolissima che sente uscire da ogni poro della sua pelle, lo stringe forte sorridendo, è come se volesse gridare silenziosamente sbattendo i piedi ripetutamente sul letto.

   Il giorno seguente, le voci di corridoio non sono più le solite, si parla solo di un pericolo imminente, quindi Claire sarà costretta a ritornare nella realtà.

   C'è chi aggiunge qualcosa in più per arricchire la storia, chi racconta di aver sentito storie che invece sta appena inventando, chi è felice, chi è triste e a chi con superficialità prosegue la giornata con serenità, ma la cosa è certa, si avverte un cambiamento nell'aria, nelle voci, nei volti.

   Alex e Jorget sanno che la loro migliore amica sa tutto, infatti, dopo aver sentito quel subbuglio, entrano in camera e svegliano Claire che è ancora nel letto. Claire immagina ma non sa cosa stia succedendo veramente, e dopo essersi affacciata con la testa fuori alla porta fa una corsa verso il letto, ci salta su e chiede ai suoi amici di chiamare Giosuè, non può andare lei perché, a differenza degli amici, è ancora in camicia da notte.

   Jorget corre, dopo qualche minuto anche il nuovo amico speciale si unisce al racconto della piccola.

   Claire inizia dal principio, racconta del perché lei ha la luce azzurra con il potere sferico, di quello che il mentore Emilio le ha raccontato, ma soprattutto, dopo aver raccontato a Giosuè delle varie fughe fuori dal Farandis con gli amici e di come hanno conosciuto il leone, è in quel momento che chiede loro di rilassarsi e ascoltare bene. Cerca di raccontare tutto nel dettaglio, esprime i suoi pensieri, risponde alle domande degli amici, abbraccia Jorget quando si accorge che la piccola amica trema per trattenere le lacrime perché scopre di avere una vera famiglia a cui è stata strappata e portata via. Quando finisce il racconto non ci sono domande, cala il silenzio, Claire invita tutti a farsi forza e ad andare ad allenarsi.

   Giosuè ed Alex lasciano la camera delle ragazze. Indossano tutti la divisa e, come a voler sfogarsi, iniziano di buon mattino le lezioni di arti magiche.

   Mentre si allenano, Anthony, Loren e Angel li raggiungono e iniziano ad allenarsi con loro. A richiamare l'attenzione è la sirena degli istituti, annunciano che la prima ora di lezione sta per cominciare, quindi ognuno di loro torna nel proprio istituto.

   Qualche settimana dopo, la giornata è nuvolosa, l'aria è frizzantina, Claire è affacciata a un finestrone del Farandis, con le mani appoggiate al vetro, chiude gli occhi, fa un grande sospiro e sente dentro il suo cuore una sensazione di angoscia e pesantezza. È in quel momento che arriva Giosuè, che si è intrufolato furtivamente nell'istituto di Claire, è alle sue spalle e l’abbraccia. Lei sentendo solo il suo profumo gli stringe le mani, e sempre con gli occhi chiusi sorride. Delle volte, non ci sono momenti giusti per stare con la persona che si ama, non esistono nemmeno gli attimi giusti, a volte è solo caos nella testa, ma è proprio quando non sappiamo più chi siamo, dove siamo, perché esistiamo, che seguiamo ciò che ci indica il cuore. È questo che la nostra piccola sente

   tra le braccia di Giosuè, in fondo, è la risposta a tutte le sue domande, sa benissimo che qualunque sia il suo destino sarà insieme a lui.

   Qualche ora dopo, la piccola si dirige dal professor Emilio, vuole sapere di più sulla sua famiglia, sul pianeta chiamato Terra. Il professore, impaziente di soddisfarla, la fa accomodare sul divanetto in velluto, sono l’uno di fronte all’altro, le afferra le mani e le chiede di rilassarsi.

   È un attimo, una folata di vento smuove i capelli della dolce Claire, i due, si trovano su un'altra dimensione, la sensazione è come vivere un sogno ma un po' più concreto, il professore tenendola per mano le mostra quello che lui sa, quello che lui vede, quello che lui ha sempre saputo. Claire a quel punto va più nello specifico e gli chiede:

   – Dove siamo? È un sogno? Mi può portare dove sono nata?

   Alla piccola non basta vedere solo la Terra com'è fatta. Ed ecco che un'altra folata di vento le fa chiudere gli occhi, quando li riapre vede davanti a sé una scritta: Tortoreti.

   Vengono catapultati appunto nella sua terra, nel suo paese, sembra che stiano camminando in tempo reale in quel piccolo paese, ma la gente non li vede. A quel punto, il professore guarda la piccola chiedendole:

   – Sei sicura di voler proseguire? Le tue sensazioni sono corrette, ti trovi proprio a Tortoreti, paese dove sei è nata e dove vive la tua famiglia, non nel passato, non nel futuro ma nel presente, nessuno però può vederti.

   Claire afferma di voler continuare. Si dirigono verso la casa dove lei è nata.

   Quand'è a pochi passi dalla sua famiglia, arrivati proprio al cancelletto che delimita la proprietà dei Marks, Claire e il professore vedono due bambine piccole giocare, sono felici. Claire le osserva per un po'.

   Dopo qualche minuto una donna incantevole chiama le bambine, Alexia e Asia sono i loro nomi. Il professore indica a Claire la donna, la fanciulla capisce subito che è la madre, cerca di correrle incontro, vuole abbracciarla, vuole sentire il suo profumo, vuole sentire la morbidezza della sua pelle sotto le mani, ma invano.

   Claire è un vento, che la madre sente e percepisce, capisce, entrambe cadono in ginocchio in un pianto straziante, di dolore, la madre sussurra il suo nome abbracciando le due piccole figlie che le sono corse incontro, per la prima volta Claire ha la possibilità di vedere e conoscere la madre e le sorelle, il professore guarda la scena avvertendo il dolore.

   La piccola scorge da lontano un uomo, è il padre che sta fissando il vuoto come se stesse aspettando una buona nuova sul suo arrivo da un momento all'altro.

   Claire gli accarezza la mano che è appoggiata a una staccionata, lui abbassa lo sguardo come se avesse sentito che qualcuno lo stesse toccando, sorride, con il suo sigaro stretto tra i denti.

   A quel punto il professore dice a Claire che è il momento di ritornare. Claire si prende qualche istante, guardando accovacciata vicino le sorelline che giocano e, con le lacrime che le solcano il viso, afferra la mano del professore, un istante e si ritrova di nuovo sul divano di velluto.

   Abbraccia il suo mentore e va via in silenzio, con nessuna parola vuole rovinare quel momento magico.

   Quello stesso giorno, dopo le elezioni, la nostra piccola amica decide di sgattaiolare fuori dall'istituto, da sola, vuole parlare con Aram.

   E così, mentre si trova da sola nel bosco pensa a ciò che ha visto ore prima, le sensazioni sono contrastanti ma quella che predomina è la malinconia di una vita che in realtà non ha mai vissuto.

   Bussa al grande portone del leone, dopo qualche minuto di attesa le viene aperta la porta, lei rimane seduta sui gradini con la testa sulle ginocchia e con gli occhi chiusi.

   Aram la chiama, la fa accomodare, Claire racconta quello che ha visto e chiede consiglio all'amico. Non vuole combattere contro i terrestri, allo stesso tempo però vuole aiutare i lubreni a non essere colonizzati da loro, anzi, sottolinea che vorrebbe che tutti gli abitanti degli istituti tornino sul proprio pianeta dalle proprie famiglie, non è giusto che i giochi dividano le sorti dei bambini; se si facessero i giochi e si atterrebbe al programma “S” significherebbe dire addio al suo Giosuè, divisi inevitabilmente da destini diversi, appartenendo a differenti istituti, e inoltre la piccola Claire spera che i lubreni tornino a vivere felici come un tempo.

   Il leone la comprende, la capisce. Claire con gli occhi luccicanti e tristi chiede come sia possibile far tornare tutto alla normalità, non vuole essere potente, vuole essere normale, vuole stringere i suoi cari che dopo tanto tempo ancora l'aspettano. Aram la rassicura:

   – Convocherò un consiglio per avviare un protocollo pacifico come tu desideri– le dice accarezzandole la testa e scompigliandole i capelli, poi continua:

   – Contro i terrestri proveremo ad avere un confronto spiegando le nostre ragioni e non partiremo subito all'attacco per difendere il pianeta contro gli invasori, se questo può renderti più serena mia dolce e piccola amica.

   Claire risponde che ne parlerà con il professore, poi guarda fuori e si accorge che è ora di cena, fortunatamente ha il ciondolo a forma di stella, lo prende, lo stringe dopo aver salutato il leone e torna all'istituto, gli amici la scorgono da lontano, hanno notato la sua assenza ma, guardandola un attimo negli occhi, si rendono conto che non è il momento di farle domande.

   Insieme si dirigono alla mensa, cercano di distrarla, ci riescono per qualche ora e poi vanno a dormire.

   Passa circa un mese, sembra una solita giornata soleggiata, i ragazzi si allenano, alcuni stanno guardando e partecipano a degli spettacoli, altri stanno prendendo il sole, e appunto tra questi ultimi ci sono Claire, Alex, Jorget e Giosuè.

   Stanno scherzando e ridendo, soprattutto parlano di magia, fin quando Claire si sente chiamare da dietro un cespuglio; è Dell, il coniglio guardiano, le chiede solo qualche minuto di tempo.

   Dopo qualche frase di routine, le dice che il leone gli ha chiesto di riferirle che il consiglio ha accettato l'idea pacifica voluta da lei!

   Claire, sprizzante di gioia, abbraccia il suo morbido amichetto e torna di corsa dai suoi tre amici. I suoi occhi hanno una luce diversa. Questa luce rimarrà per poco, ahimé! L'invasione, che sembra un pensiero di pochi, sta per diventare quello di tutti.

   Dopo un altro mese, Claire sembra un raggio di sole, è luminosa, potente, bellissima. Si allena duramente, ormai sa utilizzare tutti gli incantesimi che alla sua età dovrebbe conoscere, anzi, supera alcuni docenti. La sua potenza è superiore a quella di tutti i ragazzi, è impressionante, tutti la conoscono, i docenti la ammirano, ne apprezzano il talento, finalmente anche la professoressa Cetta. Ormai lei si allena separata da tutti gli altri.

   È il ventuno marzo, quel famoso giorno è arrivato!

   La mattina è iniziata in modo distinto. Claire, verso le cinque, si sveglia urlando con il cuore in gola, anche Jorget si desta per un attimo. Un brutto sogno l'ha turbata e non riesce più ad addormentarsi, si veste e corre nella sala degli allenamenti all'interno dell'istituto; dopo circa mezz'ora il professor Emilio la raggiunge svegliato dal rumore, la ferma, la invita a seguirlo.

   La porta nel suo studio e, cercando di mantenere quanto più la calma, la fa sedere, le dice che a poche ore di distanza da lì sono state avvistate le navicelle dei terrestri, scosta la tenda con una mano e con l’altra le indica dei puntini luminosi in cielo:

   – Ecco, mia cara, stanno arrivando! È arrivato il momento di prepararci e procedere secondo i piani tuoi e di Aram.

   Le sirene di tutti gli istituti iniziano a suonare dopo circa una mezz’oretta, contemporaneamente, è un rumore continuo, sembra ormai un lamento.

   Gli abitanti di Lubris e degli istituti vengono quindi svegliati e, come stabilito, si dirigono nel campo più grande e più vicino, utilizzato per i giochi ufficiali che si erano sempre svolti fino ad allora.

   Giunti tutti sul posto, inevitabilmente alzano gli occhi al cielo, vedono come se tante stelle si stessero avvicinando, brillano, affascinano ma allo stesso tempo intimoriscono.

   La nostra piccola Claire è vicina ai suoi amici, qualche passo più indietro del professore Emilio.

   Sembra sicura di sé, ma in realtà il suo cuore le sta per sfondare il torace, ha le mani fredde e sudate, serra i denti.

   Dalla parte opposta vede il leone che organizza i guerrieri abitanti di Lubris, le fenici sorvolano l'esercito.

   Ormai le navicelle si scorgono perfettamente. Si avverte tensione, ogni istituto è schierato in assetto da battaglia.

   Il leone, quando li vede più vicino, ruggisce con il capo rivolto verso l'alto, con il corpo teso come se volesse fare un salto per divorare tutti. Tutti i professori sono invece schierati davanti le file degli abitanti degli istituti come i comandanti di un esercito.

   C'è silenzio… un silenzio che turba le anime.

   Si sentono ogni cinque minuti in lontananza le sirene degli istituti che suonano per un minuto.

   Il rumore del vento è l'unica cosa che si sente tra gli attimi di silenzio e le sirene, si avverte anche il calore del sole che cerca di riscaldare il freddo della paura; in quel momento ti godi tutti i profumi che riesci a sentire. È come se la natura intorno stia dando il meglio di sé per preparare, incoraggiare, per far sentire che è dalla loro parte.

   Ormai le navicelle sono vicine, il vento che emanano fa scappare gli uccellini e gli animali più piccoli si nascondono tra i rami degli alberi e

   dei cespugli. Ecco che la navicella più grande si poggia al suolo, è immensa, puzza di fumo, ma affascina, incanta. La tensione sale, tutte le navicelle più piccole a poco a poco si poggiano al suolo, gli occhi però sono puntati su quella più grande. Si attende, non si sa cosa di preciso, i professori iniziano a sussurrare qualcosa, la domanda più comune al momento è se non fosse stato meglio attaccarle subito, prima di farle atterrare tutte, ma ormai è tardi, sono tutte lì schierate di fronte a loro.

   Passano pochi minuti da quando tutte le navicelle sono giunte al suolo, che una nuvola di fumo si sprigiona dalla navicella più grande. Ci siamo, la piccola Claire stringi i pugni, il professor Emilio la guarda un attimo girandosi dietro come se le stesse dicendo di prepararsi.

   Scendono dalla navicella circa trecento uomini, vestiti di bianco, eleganti, belli, sembrano tutti uguali. Anche loro si schierano come truppe a una parata.

   Fa spazio rompendo il suo schieramento un uomo, dalla faccia arrabbiata e vestito di nero. Claire percepisce che qualcosa non va. L'uomo con un urlo fa puntare le armi al suo esercito verso gli abitanti di Lubris, cala il gelo.

   I lubreni e gli abitanti degli istituti sono pronti alla difesa, non sanno ancora a cosa stanno andando incontro, ma, un attimo prima del segnale di attacco, il professor Emilio interrompe il signore vestito in nero.

   Con le braccia verso l'alto, in segnale di resa, gli si avvicina. Claire fa un passo avanti come se volesse seguirlo oppure difenderlo ma Alex l'afferra per un braccio. Il professore vuole iniziare una trattativa pacifica, i fucili sono sempre puntati, la tensione è al massimo, l'uomo vestito di nero non vuole cedere a una trattativa, pensa che l'unico pericolo da superare siano solo i lubreni e crede che gli abitanti degli istituti siano dei ragazzini innocui.

   Sentendosi già vittorioso, rinuncia alla pace e alza il braccio al cielo. Il professore indietreggia; è un attimo: quando il braccio viene abbassato l'esercito della terra fa fuoco.

   Claire vede tutto a rallentatore, resta un attimo immobile per cercare di capire cosa stia succedendo, forse rimane così perché ha capito che il suo piano ha messo in pericolo il suo mondo adottivo. La guerra è iniziata! La resa dei conti è giunta.

   Le navicelle sono vuote, tutti gli eserciti della Terra stanno combattendo, i lubreni e gli abitanti degli istituti usano tutto ciò che hanno imparato, ma stanno avendo la peggio. L'esercito della Terra è armato, addestrato, rapido. Claire si butta a combattere nella mischia, è forte, è difficile colpirla, cambia forma, i suoi poteri di animale le fanno avere la meglio; anche i suoi amici con il fuoco e con il ghiaccio. Tutti loro sfuggono ai nemici con destrezza. Le Fenici e Pegaso dall'alto difendono meglio di chiunque la loro terra, Aram cerca di raggiungere l'uomo in nero, durante un combattimento e nel caos punta la sua preda.

   Il leone, raggiunto l'uomo, catalizza l’attenzione su un duello feroce, che quasi interrompe gli altri; Claire cerca, facendosi spazio combattendo, di arrivare a loro.

   È un attimo, sente un guaito, Aram è ferito, colpito da un soldato da dietro.

   È steso a terra, sembra morto. Claire sente il gelo che le percorre le vene, arriva dall'amico, si butta in ginocchio, piange e lo abbraccia, Aram a quel punto le dice:

   – È giunto il momento, mia dolce e feroce ragazza, fai vedere loro di cosa sei capace.

   Claire lo guarda, tocca la treccia legata intorno al polso, si alza dritta in piedi come un soldato, chiude gli occhi, stringe i pugni.

   Attorno a lei si crea un accecante luce blu scuro, si sta trasformando in una leonessa bianca, alata; la luce diventa come uno scudo su tutti i suoi amici, compagni, professori, lubreni. Si alza in volo, dalla sua bocca esce del fuoco, le due Fenici sono ai suoi lati, Pegaso è intrappolato nello scudo della leonessa, gli eserciti di entrambe le fazioni si sono fermati, hanno tutti gli occhi al cielo.

   Dopo ore di combattimento contro Claire e le Fenici, i terrestri sono stremati, i lubreni ormai intrappolati nella bolla blu creata da Claire che cercano di sfondare per andarle in aiuto, ma invano.

   La leonessa bianca scende a picco verso terra, si piazza davanti all'amico, steso anche egli dentro il suo scudo, e con tutte le sue energie si scaglia contro l'uomo in nero e gli uomini rimasti non feriti appartenenti al pianeta Terra.

   È solo lei contro gli altri alla resa dei conti, è forte, arrabbiata, e adesso è sicura che i suoi amici non verranno più toccati, che in nessun modo possono aiutarla perché impossibile da oltrepassare la sua barriera, e mentre urlano chiedendole di poterla aiutare, lei non dà ascolto, ci sono solo lei, le Fenici e i nemici. Inizia un altro combattimento, Claire si scaglia contro una cinquantina di uomini, le Fenici fanno lo stesso. Claire sente dentro il peso della responsabilità per l'amico Aram ferito e sente il fuoco ardere dentro ancora di più, si sente cattiva, si sente imbattibile.

   Claire viene colpita tra la spalla e l’ala, ha un attimo di cedimento sentendo dolore, e, girandosi per capire la gravità della ferita, vede da lontano i suoi tre amici Jorget, Alex e Giosuè, c'è anche professor Emilio vicino a loro, li fissa per qualche istante, quello che ci vuole per prendere una carica positiva dai loro sguardi, così, maestosa e potente, gira lo sguardo di nuovo di fronte a sé, ormai sono solo lei e l'uomo in nero, l'esercito della terra è già sfinito; Claire fa cenno alle Fenici di fermarsi.

   Come fa un felino con una preda, gira intorno all'uomo e gli parla, gli dice quello che sa sulle sue origini, quella che era la sua intenzione e di quanto fosse arrabbiata dell'attacco ad Aram.

   L'uomo, stremato, comprende le intenzioni iniziali non percepite e di essere stato sconfitto, cade al suolo in ginocchio con il capo basso.

   La nostra piccola Claire attende qualche secondo, cerca il suo sguardo in modo penetrante e selvaggio ma, avendo appurato la resa dell'avversario, abbassa le sue ali grandi, le si crea una nube attorno e, veloce come un lampo, si scorge di nuovo la figura della dolce ragazza. Si avvicina al signore in nero e gli porge la mano per aiutarlo ad alzarsi, le sue gambe sono stanche e tremolanti. A quel punto Claire si gira verso i suoi amici, compagni e lubreni, lo scudo è svanito.

   Il vecchio Emilio è il primo ad avvicinarsi ai duellanti, Claire, quando il professore è vicino, si lascia andare al suolo, è svenuta tra le braccia del suo mentore.

   Di corsa i suoi tre amici le vanno in soccorso, la mettono di peso sul dorso di Pegaso, che la porta in volo al Farandis. Viene distesa sul letto, le dottoresse dell'istituto le danno delle vitamine e la fanno riposare, assicurando gli amici che di lì a poco si riprenderà.

   Gli adulti convocano una riunione con l'uomo vestito di nero e i comandanti delle navicelle. Viene spiegato agli stranieri che sia i professori che i ragazzi degli istituti sono terrestri, che si tratta di un addestramento segreto iniziato secoli prima dal programma “S”. Inoltre, viene spiegato loro che gli abitanti del pianeta Lubris, dopo secoli di maltrattamenti, rischiano l'estinzione proprio per la responsabilità delle conseguenze degli addestramenti del programma. I nemici terrestri, che inizialmente si erano opposti, comprendono la necessità di far rientrare i ragazzi sulla Terra e di proseguire tali addestramenti in strutture adeguate. I terrestri spiegano la motivazione del loro attacco, spinti dalla necessità di scoprire nuovi pianeti, dal momento che sulla Terra, nel 1900, ci saranno guerre e catastrofi naturali che minacciano la sopravvivenza del pianeta. Il popolo lubreno deve essere, anche per questi motivi, protetto. Pertanto, l'accordo prevede che tutti rientrino sulla Terra, mantenendo la riservatezza sul programma “S”, che Lubris sarà risparmiato e i giovani potranno decidere di diventare dei piccoli guerrieri difensori della Terra e di tutti i pianeti minacciati dalle guerre.

   Nel frattempo Claire si riprende, apre gli occhi e trova al fianco del suo letto il leone disteso, sedato e con le ferite curate. Si alza, lo accarezza, lo bacia sulla fronte. Cerca per un momento di capire dove siano tutti e viene mandata nella sala delle riunioni.

   L'incontro degli adulti sta per terminare, si sente la porta spalancarsi, Claire con una sottana da notte, scalza perché non ha trovato i suoi vestiti vicino al letto, si dirige verso il pulpito. È calato il silenzio al suo ingresso, l’hanno riconosciuta. Il suo sguardo va dritto agli occhi del suo mentore Emilio, che le sorride e le fa un cenno affermativo con il capo. Va verso l'uomo in nero e lo abbraccia, alzandosi sulle punte, come una bambina innocua, e lo ringrazia. Va via così come era arrivata: leggera, sorridente, fiduciosa.

   Gli ospiti rimangono a Lubris qualche giorno, hanno modo di conoscere gli istituti e la vita su quel pianeta.

   Claire non lascia nemmeno un attimo Aram, fin quando, dopo quasi due giorni si sveglia.

   Il primo viso che vede è quello della piccola, Claire con gli occhi pieni di lacrime lo abbraccia forte, lui risponde dolorante, e dopo qualche minuto gli dà la lieta notizia dell'accordo.

   È la prima volta che una lacrima scende sul muso del leone. Aram la ringrazia, è felice per il suo pianeta.

   Un rumore assordante rompe la conversazione dei due amici, le navicelle hanno acceso i motori e stanno per andare via.

   Passano delle settimane, si iniziano a notare i primi preparativi, gli istituti verranno liberati e distrutti alla fine di maggio.

   Claire, un giorno soleggiato di inizio estate, decide di andare a trovare e salutare tutti i suoi amici lubreni… ovviamente vuole abbracciare e parlare ancora un’ultima volta con Aram.

   Va alla bottega dei suoi amici, tutti le offrono doni, viene acclamata e accolta con gioia, balli e canti; bussa alla porta dei centauri, ai quali Claire restituisce la mappa ringraziandoli di tutto, loro la fanno accomodare, l'abbracciano… le offrono una gustosa bevanda. Claire non dimentica di passare dall’Elfo, nella bottega di Aivlis, dove c’è quel tulipano giallo sulla finestra che sta aspettando lei. La nostra dolce amica, dopo essere stata accolta dall’elfo, le chiede di prendere il tulipano, lo tocca, chiude gli occhi, da lì a qualche istante il marito della strana amica è davanti a lei. Gioia e abbracci riempiono la bottega, dopo aver salutato va via.

   Claire a quel punto si dirige dal leone, bussa ma la porta è aperta, entra in punta di piedi e lo trova che sta passeggiando maestoso nel suo parco. Accoglie la piccola amica, parlano di ciò che Claire vorrà fare quando giungerà alla sua vera casa. Claire ha la voce entusiasta ed emozionata, propria della sua età, e dopo aver raccontato i suoi progetti futuri, ma soprattutto la voglia di rivedere la sua dolce famiglia, si rende conto che è arrivato il momento di salutarlo.

   Prima che la piccola congedi l’amico Aram, lui la ferma chiedendole di aspettare ancora qualche istante, va nelle sue camere e, quando ritorna, al collo ha un medaglione e un altro ne ha stretto nella zampa che regala alla piccola, e le dice:

   – Portalo sempre con te, mia cara amica. Quando vedrai la pietra colorarsi di rosso è perché sei nei miei pensieri, se la vedrai blu è perché potrei avvertirti di qualche pericolo, tu puoi fare lo stesso, il medaglione è legato ai nostri pensieri, non dovrai far nulla, solo ricordarti di me, di noi! Potrai contare sempre su di me, e so che posso fare lo stesso con te!

   Il grande amico le poggia la testa sulla spalla. Claire lo ringrazia mentre gli stinge le braccia forti intorno al collo, poi, insieme, si dirigono all'uscio.

   Un abbraccio straziante unisce per poco ancora i due amici. Aram l’accompagna fino al cancello della sua proprietà. Quando Claire lo apre, trova fuori una folla immensa di lubreni festanti che la salutano con un caloroso applauso di ringraziamento, chi batte gli zoccoli per terra, chi le zampe, chi le mani. Claire cammina nella folla sorridente, non prima di essersi girata, come di consuetudine, più e più volte verso l'amico, fin quando i loro occhi, ormai troppo lontani, non si vedono più; un coro urla il suo nome.

   Rientrata all'istituto, nota una strana atmosfera: i suoi tre amici le hanno organizzato una magnifica sorpresa. Entra in punta di piedi, chiede se ci sia qualcuno, nessuno le risponde. Dopo qualche minuto di ricerca scorge una luce, come se le stesse chiedendo di seguirla, infatti lei lo fa senza esitare.

   La luce scompare davanti la sala dei balli, Claire accigliata perché non capisce ma, spinta dalla curiosità, apre la porta. Ad accoglierla con urla di gioia ci sono tutti, ma proprio tutti! Quella serata continua con balli, divertimenti e finalmente molta… spensieratezza! Non si era mai vista tanta felicità all'interno di quelle mura. Anche i professori ballano, non possono passare inosservati il professor Emilio con la professoressa Cetta.

   Claire si gira intorno, sente calore all'interno del suo piccolo cuore.

   Dopo quella fantastica sera i giorni passano veloci, tutti sono impegnati a prepararsi per la partenza, un istituto è pronto e molti ragazzi sono già andati via, diretti sulla Terra. Claire e i suoi amici fantasticano su ciò che faranno, su quello che ci sarà sul loro vero pianeta.

   I giorni trascorrono, ormai si sono svuotati due istituti e anche buona parte del Farandis, solo Giosuè ha chiesto di partire con i ragazzi di quest'ultimo.

   Tutto è pronto. Claire, i suoi tre amici e il professore sono sulla soglia della porta, con dei valigioni che contengono l'essenziale.

   La navicella è pronta, è diversa da quelle che avevano visto fino a quel momento, è lunga, non sferica.

   I ragazzi guardano per l'ultima volta il Farandis in lacrime, tra gioia e malinconia afferrano i bagagli e si dirigono alla lunga navicella. Mentre la nostra piccola Claire sale i primi gradini di essa, vede i lubreni, con il loro caro leone inchinarsi a lei in un saluto finale. Claire fa lo stesso per loro, poi, salutando con la mano per l'ultima volta, sale. Adesso è seduta davanti a Jorget, vicino a lei Giosuè che le tiene la mano e, di fronte a Giosuè, Alex. Il professore passa tra i sedili e invita ad allacciare bene le cinture. Dopo averlo fatto, i ragazzi si stringono le mani l'uno con l'altro.

   La navicella è partita. Dal finestrino vedono gli alberi e le case dei lubreni scorrere via, poi all'improvviso il cielo. Come un lampo, la navicella sembra scomparsa nel nulla. Adesso stanno atterrando, sembra passato solo un attimo, i ragazzi si lasciano le mani, guardano fuori dal finestrino.

   Sono all'interno di una gigantesca struttura, immensa. Degli uomini in uniforme aiutano tutti i ragazzi a scendere dalla navicella, che chiamano Swallow. Claire scende, si guarda intorno, sembra tutto più serioso, la gente sembra che vada di fretta.

   Tutti i ragazzi sono indirizzati verso una sala, vengono consegnati loro dei documenti con nome, cognome e un indirizzo dov'è indicato il paese di nascita…Intanto il medaglione di Claire si illumina di rosso, Claire pensa e ripensa ad Aram.

   Il professor Emilio raduna i suoi tre giovani allievi, dice loro:

   – È arrivato il momento di salutarci, delle carrozze vi verranno a prendere e sarete portati dalle vostre famiglie.

   Jorget chiede cosa farà lui, il professore guardandosi intorno risponde:

   – Vedete, ragazzi, c’è molto da sistemare qui, questo sarà il nuovo istituto, i ragazzi continueranno a essere addestrati alla magia, questa volta se vorranno! – Sorride e prosegue:– L'istituto sarà reso visibile e accessibile a tutti!

   I ragazzi, sentendo queste parole, lo abbracciano e si dirigono alle carrozze, Claire torna indietro e gli restituisce il bracciale a forma di stella e lo ringrazia abbracciandolo forte, entrambi con gli occhi lucidi si stringono e il mentore con voce tremolante le dice:

   – Mia dolce fanciulla, custodisci il tuo valore, i tuoi ideali e il tuo essere! Sei un diamante prezioso, prenditi cura di te e dei tuoi cari, sono sicuro che sarai felice.

   Claire inizia a singhiozzare continuando a ringraziare il suo professore, stringendogli le braccia al collo.

   Poi un semplice “arrivederci!” separa quell’abbraccio sincero.

   La piccola raggiunge di corsa i suoi amici che la stanno aspettando, i quattro ragazzi fanno un tragitto insieme di qualche ora, c'è silenzio di tanto in tanto interrotto solo da esclamazioni di meraviglia, solo tanta sorpresa nei loro occhi, tante novità scorrono davanti a loro.

   Il paesaggio che vedono è magnifico e il panorama cambia con tante cose che non hanno mai visto prima: animali bizzarri, case tutte uguali, mezzi di trasporto.

   I ragazzi scendono a una stazione, viene detto loro che è il momento di dividersi perché i luoghi di provenienza sono diversi e distanti l'uno dall'altro. La notizia li spiazza, vi è un momento di pianto, di tristezza, poi un abbraccio ricco di amore, si salutano slegandosi lentamente da quell’abbraccio, hanno poco tempo per dirsi parole di saluto, non riescono nemmeno a parlare, non hanno mai immaginato una vita separati l’uno dall’altro.

   Claire viene accompagnata subito su un treno, non è per niente bello e confortevole, accanto a lei sono seduti due signori che puzzano tanto e parlano troppo ad alta voce. Claire si fa piccola e saluta Giosuè dal finestrino, l'ultimo non ancora salito sul treno per casa.

   Claire si addormenta con gli occhi pieni di lacrime, fin quando un gentile uomo, dal bell'aspetto, la sveglia, le prende i bagagli e le dice che è arrivata, non prima di averle dato un biglietto con gli indirizzi dei suoi giovani amici che Alex ha scritto per tutti loro, giusto un attimo prima che il suo treno partisse.

   Claire scende dal treno, vede una grande scritta, Orlando è il nome di quella stazione. Prende i bagagli gentilmente consegnati dal bell'uomo e viene accompagnata a un'altra carrozza. Questa volta il paesaggio che scorre fuori è familiare, c'è stata con il professore, ma non è come un sogno. Sente il profumo del pane appena sfornato, dell'erba tagliata e bagnata e in lontananza sente uno strano rumore… uno sbattere e trascinarsi… con lo sguardo chiede il consenso di poter seguire quel rumore e dopo alcuni passi, svoltando l’angolo di quella stazione, vede una immensa distesa blu, il suo viso viene accarezzato da un soffio d’aria ricco di quello strano profumo amaro, che va giù per le narici e ne sente il sapore in bocca; chiude gli occhi e una lieve brina le inumidisce dolcemente il viso, assapora tutto poi li riapre: è a casa!

   Viene richiamata e accompagnata a un'ennesima carrozza, il tragitto questa volta è brevissimo. La carrozza si ferma improvvisamente, Claire spalanca gli occhi, vede la sua casa, proprio lì a Tortoreti. L'ansia si percepisce da lontano, cerca di pensare a quali siano le parole migliori da dire per presentarsi alla sua famiglia. Nessuna frase sembra quella giusta.

   Scende dalla carrozza con i suoi valigioni, le gambe tremano, trascina le valigie entrando dal cancelletto della proprietà dei Marks. Chiede se ci sia qualcuno, un cagnolone marrone le corre incontro, poi sente la piccola Alexia dire alla mamma che c'è una ragazza con delle valigie fuori al giardino.

   La mamma, che sta asciugando un piatto, lo fa cadere a terra come incantata, non ci vogliono parole… Claire ha solo un sorriso enorme stampato sul viso, la mamma le corre incontro, come se la stesse aspettando da un momento all'altro, l’abbraccia piangendo, uno di quegli abbracci che anche con la migliore delle immaginazioni non puoi descrivere; è l'abbraccio di una madre a cui è stata strappata una figlia e le è stata ridata in dono. È caldo, profumato, sincero, sicuro.

   – Adesso sei a casa – le dice la mamma stringendola forte.

   – Sono a casa – sussurra Claire stringendola anch’essa, dagli occhi chiusi colmi di pianto fuoriesce un rivolo di lacrime che disegna il viso cadendo sulla spalla della madre.

   Le sorelline si avvicinano piano piano incuriosite. Claire le guarda e le abbraccia, il loro profumo è dolce e la pelle è morbidissima proprio come immaginava quando le ha viste la prima volta. Poi si gira, vede il padre che ha assistito alla scena immobile, con le lacrime agli occhi e con un grosso sigaro tra le dita fumato dal vento. Claire gli si avvicina dolcemente in punta di piedi e lo abbraccia più forte che può.

   Tutto è perfetto, Claire è felice, la sua famiglia è davvero piena d’amore.

   La nostra piccola amica si abitua presto alla nuova vita, alla normalità, alla serenità. La nostra Claire adesso può essere per la prima volta una normale ragazza speciale.

   Passano i mesi, la mamma iscrive a scuola Claire, ci vuole poco per abituarsi alle nuove materie, riesce a essere da subito la prima della sua nuova classe. La giovane, il pomeriggio, aiuta il padre nei campi, molte volte di nascosto dai genitori utilizza i suoi poteri per velocizzare e alleggerire il lavoro; le sorelline, affascinate ogni volta come se fosse la prima volta, vedendo la sorella maggiore cambiare sembianza, si divertono a fare richieste di animali per gioco.

   La domenica è consuetudine per la famiglia Marks andare in chiesa, Claire scopre la religione, ne è attratta.

   Dopo la messa domenicale, la famigliola va a comprare il cibo che mangerà per tutta la settimana, delle volte barattando le uova delle galline con del grano, altre volte utilizzando i soldi.

   Per Claire è tutto nuovo, fa tante domande, impara in fretta, inizia a eseguire le commissioni autonomamente; nel paese ormai la conoscono tutti, sia per fama che la precede sia per il suo carisma così evidente.

   La signora delle mucche ogni mattina le regala una bottiglia piena del latte della sua mucca preferita, Claire lo porta a casa dividendolo con le sorelline.

   Vicino alla sua casa scopre che la distesa di acqua blu è chiamata “mare”, impara a nuotare, ci porta spesso le sorelline a giocare con la sabbia e racconta loro molte storie su Lubris. Adora guardare il mare in inverno, quando è agitato, guarda le onde, respira l’aria frizzantina e assapora il sale che le si poggia sulle labbra, tutto quanto le dà una strana energia!

   È tutto magnifico, la nostra eroina si sente spensierata, sta vivendo la sua età, sta scoprendo meraviglie!

   Sono passati circa tre anni, Claire continua la sua vita felice, le sorelline crescono.

   Un giorno, uno di quei giorni qualunque, una carrozza è fuori dal cancello dei Marks, chiede informazioni su Claire.

   La nostra amica viene informata dalla sorellina più grande. Claire è desiderata al nuovo istituto. Con l'espressione sorpresa ma senza battere ciglio, sistema la valigia mettendo l’essenziale, chiedendo prima il consenso ai genitori e loro, senza far domande, come d’altronde non hanno mai fatto, rispondono in modo affermativo, avvertendo soprattutto l’incredibile entusiasmo di Claire.

   La nostra ragazza saluta la famiglia. La madre le chiede di non sparire di nuovo per troppo tempo e le dà la merenda che le ha preparato per il viaggio; Claire abbraccia e saluta la madre con gioia, così anche il padre e le sorelline.

   Tutto il tragitto lo percorre con un'unica carrozza, comodissima, con sedili in tessuto rosso e quattro cavalli bianchi.

   Quando arriva al cancello dell'istituto vede che ci sono altre carrozze che stanno arrivando, è proprio da quella accanto a lei scende Jorget. Le due ragazze si abbracciano forte, iniziano a parlare di tutte le lettere che si sono mandate in quei tre anni. Si raccontano.

   Entrano dopo essere state fatte accomodare da una donna. Di fronte a loro c'è il professore Emilio che le attende a braccia aperte.

   Notano da lontano che ci sono Giosuè e Alex, beh… in realtà, ci sono tutti ma proprio tutti i ragazzi degli istituti, che si avvicinano e si abbracciano; Claire anche con i due amici non si è mai persa rimanendo in contatto tramite corrispondenza; si sono sempre, sempre sentiti.

   Claire chiede il perché della chiamata, anche se non le dispiace per niente perché la routine non poteva più durare per molto con un carattere inquieto come il suo.

   Il professore invita tutti gli ex alunni in una sala enorme, dopo un discorso di ringraziamento fa entrare un grande oggetto, immenso direi, coperto da un lenzuolo bianco.

   Il nuovo istituto sta per essere inaugurato, il nome è sotto quel velo bianco. Due donne lo alzano: Claire Marks Istitute. Questo è il nome, il nome di chi ha liberato un pianeta dagli invasori, di chi ha restituito alle famiglie i figli.

   Un applauso assordante rompe l'atmosfera silenziosa, Claire emozionatissima sale sul palco, dice poche parole di sorpresa e ringraziamento ma le parole si rompono in gola dall'emozione. La giornata trascorre con una bellissima festa di bentornato.

   Tra le varie chiacchiere viene chiesto a Claire di andare in una stanza, sembra quasi la vecchia presidenza del Farandis, piena di libri di magie e arredamenti in velluto blu. Claire si accomoda. Emilio entra da una porta secondaria, le si siede di fronte dietro una scrivania e le dice:

   – Ho aspettato tre anni, vorrei, mia cara ragazza, che tu insegnassi con me, al mio fianco.

   Claire inizialmente sembra voglia rifiutare, ma prima di sentire una risposta negativa il professore spiega:

   – Potrai tornare a casa quando vorrai, ti verranno messi a disposizione tutti i mezzi necessari!

   Claire attende un po', riflette, poi accetta! Forse il suo destino è davvero questo, inoltre lo desiderava già da un po', sa che la sua vita è quella ed è felice che sia così, sarà la nuova professoressa di arti magiche.

   Il professore ora collega, l'abbraccia, le mostra l'istituto che adesso sarà la sua nuova casa e le fa vedere la sua immensa camera. Un letto gigantesco, le pareti dorate e decorate, un bagno tutto suo, Claire si siede sul letto facendo dei piccoli saltelli poi si butta a braccia aperte sulla schiena, sorride, è soddisfatta.

   Dopo aver visto tutto l'istituto, Claire chiede se le sorelline potranno far parte della nuova generazione di allievi, sono entrambe affascinate dalla magia. Il professore è felice e le risponde in maniera affermativa. Ribadisce che tutti i bambini, a conoscenza dell'istituto potranno diventare maghi.

   Claire corre a dare la notizia ai suoi tre amici, molto contenti per lei; si abbracciano, come hanno sempre fatto.

   Passano gli anni, cinque per l'esattezza, Claire è un'ottima insegnante, la più grande delle sorelline, Alexia, è un'ottima allieva, anche lei è molto forte. Tutto procede alla perfezione. I rituali sono uguali agli istituti su Lubris, la piccola Alexia ha il potere sferico a forma di fenice, riesce a diventare questo stupendo animale mitologico, in più sul dorso del suo animale c'è un occhio, lei riesce a vedere ciò che in futuro li attende, infatti da tempo la ragazza ribadisce di avere un brutto presentimento.

   Gli allenamenti procedono bene e anche più duramente.

   Un giorno Claire, durante l'addestramento, vede da lontano Giosuè, gli va incontro e si abbracciano calorosamente. Giosuè è lì perché vuole tornare a far parte di quella realtà, di quella vita.

   Claire è entusiasta, convoca il professore, parlano per un po' solo loro in presidenza, poi la decisione del mentore è quello di assumerlo come docente di Interlocutio animalis, affiancando quella professoressa antipatica che, anche da colleghe, non ha mai avuto di buon occhio Claire sebbene ne ammiri le potenzialità.

   Tutto sembra perfetto nelle loro vite. Tra Giosuè e la dolce Claire non si è mai spento quel legame che li ha sempre fatti amare, e infatti il continuare a viversi, a parlarsi, a ridere, a vivere insieme, li porta a quel primo bacio, sul muretto del Farandis, in quell'unico raggio di sole che li illuminava. È amore puro, vero, intenso, mai dissolto.

   I due giovani professori decidono di sposarsi. Il primo a saperlo ovviamente è il professor Emilio, che stabilisce di celebrare il matrimonio all'interno del Claire Marks Istitute, sarà proprio lui a officiarlo.

   Ci sono tutti, ma proprio tutti, e con grande sorpresa c'è qualcuno in più. Alex e Jorget entrano mano nella mano nella sala dove di lì a poco si sarebbero celebrate le nozze, ma lei ha qualcosa che la rende diversa. Aspettano il loro bambino, la gioia di quel momento è pazzesca, tutto sembra essersi incastrato alla perfezione come un puzzle.

   La festa procede con molta felicità dei presenti e dei protagonisti, le danze vengono aperte dagli sposi e continuate dagli invitati. I genitori di Claire sono lì che guardano la loro meravigliosa donna.

   Tutta la gioia di quegli attimi viene assaporata dai presenti, come quando mangi il tuo piatto preferito, a poco a poco, chiudendo gli occhi, per affinare il senso che in quel momento mette in risalto quel meraviglioso gusto.

   Claire e Giosuè in cuor loro hanno immaginato questo giorno, quei sorrisi e quella gioia tutta per loro più e più volte e la realtà spesso è anche meglio dei sogni.

   Alla fine di questa meravigliosa festa vi è però un annuncio che forse molti dei presenti già immaginano. Si vocifera in tutte le parti del mondo una ribellione. L'"S", non ha mai accettato la rivoluzione e l'abbandono del suo programma, il suo esercito è determinato adesso a prendersi il pianeta Terra. È una valanga impetuosa che sta per scagliarsi contro la terra, è il 1914.

   Viene stabilito il giorno per riunire tutti gli abitanti degli istituti cresciuti da combattenti su Lubris, il loro pianeta ha bisogno di aiuto, vengono spedite lettere di reclutamento anche per i fratelli degli ex scolari, amici, parenti che abbiano dai ventuno ai trent'anni, tutti per far fronte comune.

   L'"S" è potente, ma gli abitanti del Claire Marks Istitue puntano al numero elevato e alla magia. Alla riunione si decide di avvertire i Lubreni, l'"S" potrebbe attaccare anche su quel fronte.

   È giugno, gli allenamenti sono più duri del previsto, molti non hanno praticato la magia per molti anni, Claire si allena e allena, Jorget le è vicina ma esclusa dai combattimenti per evitare che il frutto dell'amore con Alex possa avere le ripercussioni peggiori. Il reclutamento sta funzionando, forse più di quanto si potesse immaginare, i giovani continuano ad arrivare da qualunque luogo del pianeta Terra, vengono armati secondo le loro abilità. I più forti addirittura addestrati con gli ex abitanti degli istituti.

   Ogni addestramento è supervisionato da Claire e dal professore Emilio, che affinano magie e armi; il mentore Emilio porta al massimo della potenza le abilità della nostra giovane insegnante, che negli anni da docente ha imparato tanto grazie al professore, che l'ha resa la migliore mai esistita da quando Lubris fu scoperto.

   Si cerca di creare un piano di guerra, non si vuole arrivare ai combattimenti anche se la tensione è forte e tutto sembra scorrere molto velocemente ma soprattutto le immagini di Alexia sul futuro sono chiare, qualsiasi tentativo si voglia fare non ci sarà alternativa, quel brutto presentimento si sta concretizzando e anche troppo in fretta.

   Claire, come in passato, opta sempre per un'alternativa pacifica, decide con il professor Emilio di incontrare i capi dell'"S", ovviamente hanno dalla loro parte molti regnanti degli Stati del mondo che di certo non hanno intenzione di procedere verso una guerra proprio contro chi aveva strappato a ognuno di loro un figlio, un amico, un cugino, un nipote. Sono intimoriti solo dal sentirlo nominare. Ma nessuno ha conosciuto il vertice di questa istituzione e, ogni tentativo d’incontro, viene rifiutato. L'"S" vuole vendetta contro chi ha distrutto il suo programma. A ogni rifiuto Claire vede le premonizioni di Alexia sempre più reali, vorrebbe aiuto da Lubris ma dalle immagini viste dalla sorella anche l'altro pianeta ha bisogno di tutto il suo esercito, per questo è stato avvertito con delle sonde di mettersi in guardia.

   I giorni passano veloci, tutto sembra pronto a una guerra, i soldati sono forti, i maghi hanno di nuovo ritrovato e potenziato la propria magia. Ma un evento sta per confondere i capi del Claire Marks Istitute. L'"S" per la prima volta risponde alle innumerevoli richieste di incontro per una soluzione pacifica. Da lì a quindici giorni desiderano incontrarli.

   Viene subito convocata una riunione, forse la guerra può essere evitata, le opinioni sono contrastanti, nessuno si fida dell'"S": ha tolto un pezzo di vita a tutti gli abitanti della Terra sottraendo i nati nel 1891; ma non hanno scelta e attendono con tanta speranza.

   È il 28 giugno 1914, c'è un caldo secco, l'aria è pesante, Claire, il professore Emilio, Giosuè, Alex, Anthony, Loren, Angel e un'altra ventina di maghi, insieme ai capi di tutte le nazionalità del mondo, vanno all'incontro. Jorget, la professoressa Cetta e tutto l'esercito sono all'istituto, in attesa, con le mani giunte come in preghiera. L'incontro avviene in una grande piazza, nessuno sa cosa aspettarsi, nessuno riesce a immaginare il motivo per cui l' "S" ha cambiato idea.

   Claire e Giosuè si incamminano mano nella mano per tutto il tragitto, si ripetono, insieme al mentore, il discorso che in pochissimo tempo sono riusciti ad abbozzare, qualche risata leggera spezza quella tensione creata da un compito tanto importante.

   Dopo poco giungono alla piazza, non c'è nessuno, si guardano intorno, silenzio.

   Un vento bollente muove la chioma di quei pochi alberi vicino alla piazza, si sente infatti solo questo rumore. I maghi si sono schierati intorno per proteggere i capi della terra, un brutto presentimento inizia ad aleggiare nell'aria, più il tempo passa più la tensione sale. Claire guarda Giosuè con il volto corrucciato, Giosuè scuote la testa, non c'è nessuno dell'"S" all'incontro. Un bisbiglio di sottofondo da parte dei presenti. Claire si avvicina al professore Emilio, crede che sia stata una tattica per far perdere tempo prezioso all'esercito della Terra. Il mentore è lì, che guarda Claire pronto a confermare la sua teoria, la dolce e giovane insegnante invece è pronta a far rientrare tutti all'istituto.

   C'è un attimo di silenzio in attesa del comando, ma un boato fortissimo sconvolge i presenti. Tutti si guardano intorno cercando di capire cosa sia, Claire ha già capito, vede il professore Emilio cadere su se stesso, colpito da un maledettissimo proiettile; Giosuè fa una corsa prendendolo e sdraiandolo sulle roventi pietre di quella piazza, la folla accerchia il professore, Claire è paralizzata, guarda gli occhi del suo mentore che le chiedono di avvicinarsi, lei gli prende la mano, grida:

   – Chiamate qualcuno, vi prego, chiamate qualcuno.

   Piange, singhiozza, ha gli occhi sbarrati, capisce la gravità, cerca di usare invano la magia, il proiettile ha colpito un organo vitale, il professore le stringe la mano, le dice che tutto andrà bene, accenna un sorriso, l’accarezza, le lacrime solcano il viso dei due, il mentore ringrazia Claire e dice:

   – La guerra è iniziata, mia dolce bambina, prenditi cura dei due mondi.

   Claire risponde:

   – Lo farò, anzi, lo faremo insieme! Ti prego, non lasciarmi!

   Ma mentre accenna queste parole disperate, gli occhi del professore abbandonano quelli di Claire, le braccia cadono al suolo. La dolce Claire urla, lo vuole svegliare, lo abbraccia.

   Giosuè solleva la sua amata. Si abbracciano, è il momento di prepararsi. L' "S" ha mandato il suo messaggio, ha colpito chi, per loro, ha distrutto il programma.

   Claire adesso è una leonessa Bianca Alata, il corpo del mentore è su di lei, Pegaso la segue. È un viaggio nel cielo silenzioso, lento fino all'istituto. Rientrano anche tutti gli altri. Alex appena arriva all'istituto abbraccia Jorget, che è impietrita: il loro maestro di vita è stato portato via da un colpo di arma da fuoco.

   Passano due giorni, Claire è nella camera del suo maestro, abbraccia i suoi oggetti, lo vede ovunque, piange. Passa un po' di tempo immersa nel mondo del suo mentore, non riesce a mettere via le sue cose.

   Il giorno seguente è il suo funerale, la sala è piena, tutti piangono il loro padre, che li ha cresciuti, che li ha addestrati e amati, che ha insegnato loro la vita e li ha riportati nel loro mondo dando a essi uno scopo. Come farebbe un padre si è preso cura di loro, di ogni ragazzo del Farandis e di molti del Dunatos e Monos.

   Claire sale sul pulpito a dare l'ultimo saluto all'amico, ripercorre degli episodi su Lubris, sorride e piange. Lo saluta e gli rende onore.

   Sono passati i giorni, giorni cruciali per la preparazione di ognuno di loro, l'atmosfera è concitata, le possibilità di evitare la guerra sono svanite.

   È il 27 luglio, notte prima della guerra, pochi riescono a dormire. Claire finisce di mettere a punto le ultime strategie insieme agli altri comandanti; sono pronti, ma forse alla guerra non si è mai del tutto pronti.

   Claire trascorrere il resto della notte abbracciata al suo Giosuè; Jorget ad Alex; Angel ad Anthony.

   È il 28 luglio 1914, l'esercito è pronto, non è una giornata di sole, il cielo è cupo e l'aria calda. In tutto il mondo gli eserciti stanno già combattendo, Claire prepara ancora una volta i maghi, sono pronti, è ora di sconfiggere la tirannia dell' "S", per il loro mentore, per tutto ciò che ha causato loro e anche per i Lubreni.

   Jorget vuole partire a tutti i costi insieme ai suoi amici, insieme al suo amato; dopo ore di discussione la convincono a rimanere all'istituto, a soccorrere i feriti insieme ad Alexia.

   Claire porta il suo esercito in guerra, il primo scontro è su un'immensa distesa; l'esercito nemico è davanti a loro, per qualche istante sono faccia a faccia sotto quel sole rovente, la leonessa bianca non perde tempo, si scaglia contro l'esercito nemico come una belva feroce sulle prede, come gli ha insegnato negli ultimi anni il suo mentore, protegge i maghi in difficoltà creando intorno a loro barriere protettive contro le armi dell'"S".

   L'"S" però conosce bene la magia, la battaglia prosegue alla pari, Pegaso sputa ghiaccio dall'alto, Claire lo raggiunge in volo.

   L'"S" si sta ritirando, i maghi tornano all'istituto, quelli feriti sono tanti ma al momento hanno avuto la meglio, questo non si può dire per tutti gli altri eserciti sparsi per il mondo, c'è tanta disperazione.

   Passano i mesi, la guerra diventa sempre più cruenta, le vittime salgono per entrambe le fazioni.

   In una di quelle mattine tiepide di settembre un evento però dà pace a questi mesi sconvolgenti, Jorget è sul suo letto nella camera dell'istituto, sono lei e Alex mano nella mano, i suoi amici sono fuori la porta. Si sente urlare, il piccolo Sacha è venuto al mondo, un raggio di luce nel cuore di tutti. La balia lo mostra…è perfetto, è bellissimo, sembra disegnato da un angelo. La piccola mascotte dà forza ai nostri eroi per combattere la guerra; ideali sempre più sentiti per salvare chi si ama da un tiranno che incute timore ai sudditi, che strappa via figli ai genitori, che sconvolge in male le vite degli indifesi.

   I mesi passano, la stima dei morti cresce di giorno in giorno, gli eserciti sono stremati.

   Sono passati due anni, la guerra non è terminata, si interrompe e riprende a più riprese. Jorget inizia anche lei a combattere; di rado Alexia, affiancata da Claire, combatte qualche battaglia trasformata in Fenice, spesso il loro compito insieme è abbattere gli aerei che bombardano la popolazione civile.

   La guerra procede alla pari, l'esercito dei maghi è potente, l'esercito della Terra invece trova non poche difficoltà contro un così tanto potente esercito dell' "S".

   Tre anni sono trascorsi, è il 1917, nel Claire Marks Istitute si prova a cambiare strategia, si riunisce l'esercito, ci vogliono almeno quattro ore per mettere appunto un nuovo piano di azione.

   I morti sono troppi, l'esercito è stremato, tanti sono gli anni già trascorsi in guerra.

   La guerra ha assunto un andamento lento di posizione, estenuante; si avanza adottando una nuova strategia non più frontale ma sotterranea tra cunicoli e trincee, inoltre, ogni esercito della Terra avrà in supporto il reclutamento dei maghi più giovani ma potenti.

   I riscontri di questa decisione sono positivi, tutti gli eserciti sono ora in vantaggio contro l' "S". Quella maledettissima guerra dura un altro “maledettissimo” anno, siamo a metà dell'anno 1918, ormai i maghi e gli abitanti della Terra stanno avendo la meglio, i morti e i feriti sono diminuiti nettamente.

   I mesi si trascinano a fatica, i bombardamenti sono terminati.

   È l'undici novembre 1918, l'"S" firma un comunicato, quella lunga guerra è terminata.

   Gli eroi tornano dalle loro famiglie, i maghi tornano al Claire Marks Istitute.

   È festa in tutto il mondo, si onorano i caduti e si festeggia per un mondo finalmente libero.

   La dolce Claire va immediatamente sulla tomba del suo mentore, gli parla, gli racconta. Gli dice:

   – Gli anni trascorsi in guerra, mio caro professore, sono stati tanto duri, con te mi sarei sentita molto più forte, mi bastava il tuo sguardo di approvazione per farmi sentire invincibile. Lo so, saresti stato tanto fiero di me anche questa volta! Sai, mio caro professore, siamo riusciti ad avvertire in tempo anche Aram, è riuscito a sconfiggere del tutto la tirannia dell’“S”, aveva mandato un piccolo esercito lì per dividere le nostre forze, ma mi sono fidata delle abilità dei nostri vecchi amici e infatti Aram mi ha rassicurata che stanno tutti bene, quindi stai tranquillo! Mi manchi da morire professore, ciao.

   Va via dopo aver accarezzato la lapide del suo vecchio.

   Trascorrono mesi di quiete, il mondo viene messo in piedi, i maghi aiutano i terrestri a ricostruire le città.

   È gennaio, Claire scopre di essere incinta di tre mesi. Tutti sono felici per il loro eroe, mentore, amica, sorella.

   Claire e Giosuè stanno coronando il loro sogno. La giovane insegnante chiama vicino a sé la sua famiglia, il resto della gravidanza lo trascorre con il calore delle persone che ama.

   È il 26 luglio, il giorno precedente l'anniversario della prima vigilia dell’inizio della Grande Guerra, è una bellissima giornata di sole, è calda, è proprio questo giorno che Claire dà alla luce la piccola Saia, alle prime ore del mattino, proprio quando i primi raggi di sole hanno iniziato a baciare la Terra.

   La piccola ha degli occhioni scuri grandissimi, gli occhi più belli che Claire e il suo Giosuè abbiano mai visto, quella giornata di sole ha regalato ai nostri eroi una meraviglia, dai capelli ricci e le labbra color fragola.

   I mesi trascorrono lieti, Jorget e Alex decidono di ritirarsi dal mondo della magia, vanno a vivere poco lontano dall'istituto, insieme a loro il piccolo Sacha.

   Claire e Giosuè continuano a insegnare la magia, anche la sorellina più piccola di Claire fa parte di questa meravigliosa famiglia.

   Dopo due anni anche Sacha viene iscritto all'istituto, Jorget e Alex hanno voluto che il loro bambino potesse vivere quella realtà.

   Il primo giorno di scuola del piccolo i nostri quattro amici si incontrano nei corridoi, mentre stanno chiacchierando vedono un bimbo correre nel corridoio, ha una faccia familiare, Claire sorride e annuisce, Alex ha capito che è proprio il figlio di Angel e Anthony.

   Fanno un salto nel passato, ricordano i brutti e bei momenti su Lubris, abbracciano infine Sacha e vanno via, sicuri che il loro bambino è in mani sicure.

   Dopo circa tredici anni dalla guerra, anni di sviluppo per il pianeta, anni di pace, armonia e duro lavoro, ormai tutti i ragazzini sono grandi, fanno parte di quella enorme famiglia, sono potenti, addestrati e hanno il loro potere sferico, ma un evento spezza quella serena routine.

   La nostra Claire non ha mai tolto dal collo il medaglione regalatole dal leone che, per anni, dopo la cruenta e sanguinosa battaglia, aveva emanato solo luce rossa, adesso il colore predominante è il blu, ma quello che più preoccupa è che Alexia da giorni ha iniziato ad avere premonizioni descrivendo proprio Lubris senza esserci mai andata, più volte con immagini davvero spaventose.

   La prima cosa che a Claire viene in mente di fare è andare dal suo maestro, si siede accanto alla lapide, come sempre cambia l’acqua ai fiori e ne porta di nuovi, chiude gli occhi, questa volta non parla, vorrebbe risposte, e le trova lasciandosi trasportare dai ricordi, dalle promesse, ormai è pronta a prendere la sua decisione.

   Torna all'istituto convoca tutti gli insegnanti, chiama i genitori dei piccoli maghi per chiedere il consenso di poter far partire tutti, alla riunione si decide che la cosa più giusta è quella di preparare la Swallow e tornare su Lubris, Aram ha bisogno di tutti!

   La maggioranza dei genitori fa parte degli ex allievi degli istituti di Lubris ed è da subito d'accordo, altri, nuovi a questa dimensione, hanno paura ma si lasciano convincere dalle parole della maggioranza.

   I ragazzi più grandi partiranno sicuramente, Alexia, Asia e Sacha sono pronti, anche il piccolo Charles, figlio di Angel e Anthony è con loro.

   Mentre Claire e suo marito preparano le valigie sentono bussare alla loro camera, è Saia, chiede loro se può prepararsi anche lei per partire.

   I genitori si guardano, rispondono in maniera affermativa, sorridono.

   Fuori dalla porta ad attenderla c'è Sacha, aspetta che Saia esca dalla stanza, lei gli dà subito la notizia, si abbracciano gioiosi e si dirigono insieme mano nella mano nei giardini dell'istituto.

   Si siedono su una staccionata, immaginano cosa possa esserci su Lubris, si confrontano sui racconti dei loro genitori, poi guardano il cielo giocando con la forma delle nuvole, le loro mani si sfiorano e si guardano, si avvicinano, sono uno di fronte all’altro. Sapete come? Come due giovani che tanti anni prima erano seduti su un muretto con un unico raggio di sole che li accarezzava e segnava il futuro di due grandi eroi e di un unico grande amore